Nel recente incontro al Ministero tra il Miur e i Sindacati, in merito alla Carta del Docente che permette di avere 500 euro una tantum per docente, sono emerse diverse novità che riguardano i destinatari del Bonus e le modalità con cui andrà speso.
Stando a quanto emerso dalla riunione, il Ministero ha stabilito che le cifre che non saranno spese dai 500 euro totali potranno essere spese al massimo entro i 2 anni e potrà essere cumulabile con l’importo dell’anno successivo solo per un anno; la somma non spesa nell’anno 2016/2017 dovrà però essere spesa entro la fine dell’anno scolastico 2017/2018., inoltre gli importi non spesi nell’anno scolastico 2016-2017 saranno riaccreditati nel borsellino del docente entro fine anno, ma dovranno essere spesi necessariamente entro il 31 agosto 2018, altrimenti saranno persi.
Per quanto riguarda gli educatori, che non hanno ricevuto i 500 euro del 2017/18, preso atto del contenzioso in atto, l’amministrazione si riserva di dare una risposta dopo aver fatto le necessarie verifiche.
Il limite del 30 ottobre per la registrazione dei neoassunti o di chi non si era registrato non è tassativo, la possibilità di registrarsi rimane aperta anche nel corso dell’anno scolastico 2017/18.
Secondo i dati del monitoraggio sulla carta del Docente, il Bonus è stata un’iniziativa molto apprezzata dai docenti e la maggior parte dei fondi messi a disposizione è stata spesa: dati:
· 635.098 docenti registrati in piattaforma, pari all’87% del totale
· euro 256.534.568,71 l’importo validato, cioè l’80,79% di quello utilizzabile
· euro 317.549.000 l’ammontare del fondo utilizzabile (635.098 x 500).
In via sperimentale, da febbraio 2018 partirà il percorso formativo sperimentale “Primo soccorso a scuola”, realizzato dal MIUR e dal Ministero della Salute, in collaborazione con il SIS 118 (Società italiana sistema 118), in attuazione del comma 10 dell’articolo 1della legge 107 del 2015, la “Buona Scuola”.
Il progetto coinvolgerà le scuole di tredici province: Trieste, Padova, Sondrio, Savona, Macerata, Perugia, Pistoia, Latina, Campobasso, Salerno, Taranto, Vibo Valentia, Sassari. Per ciascuna provincia saranno selezionate 14 classi (1 classe della scuola dell’infanzia; 1 classe seconda e 2 classi quinte della scuola primaria; 2 classi prime e 2 classi seconde della scuola secondaria di primo grado; 2 classi seconde, 2 classi quarte e 2 classi quinte della scuola secondaria di secondo grado), per un totale di circa 4.500 studentesse e studenti, che saranno coinvolti in due mesi di corsi teorici e pratici. Gli operatori del 118, delle società scientifiche e del volontariato realizzeranno i percorsi formativi nelle scuole insieme ai docenti e ai dirigenti scolastici che potranno trovare tutte le informazioni utili, i materiali didattici, la presentazione della sperimentazione e uno spazio dedicato alle varie esperienze formative in un portale dedicato che presentato nel corso della conferenza stampa. Il portale andrà on line a gennaio. Una cabina di regia nazionale sarà costituita con il compito di supervisionare e curare i materiali che saranno inseriti nel portale, per la compilazione dei quali saranno consultati esperti delle società scientifiche, del volontariato e dell’editoria di settore. Al termine della sperimentazione, prevista per la metà del mese di marzo 2018, e dopo la presentazione dei report territoriali ai componenti della cabina di regia, verrà definito il programma formativo per l’avvio del progetto nell’anno scolastico 2018/2019.
“Partiamo quest’anno con una sperimentazione - ha dichiarato la Ministra Valeria Fedeli -, per poi portare il progetto in tutte le istituzioni scolastiche italiane a partire dall’anno scolastico 2018/2019. Imparare a riconoscere le situazioni di emergenza e di pericolo, saper assistere una persona in difficoltà nell’attesa che arrivino i soccorsi è fondamentale. Anche questi sono strumenti per una cittadinanza attiva e consapevole, per rafforzare nelle nostre giovani e nei nostri giovani la capacità e la volontà di partecipare alla costruzione e al miglioramento di una società più attiva e solidale”.
“La conoscenza delle tecniche di Primo Soccorso può salvare innumerevoli vite – ha ricordato la Ministra Beatrice Lorenzin nel messaggio inviato alla Ministra Fedeli e ai partecipanti alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa – Portare questa conoscenza all’interno degli istituti scolastici significa sviluppare tra i giovani una cultura del primo soccorso per renderli consapevoli che le proprie capacità ed i propri comportamenti possono fare la differenza. In tal modo sarà possibile incrementare sensibilmente la cultura della sicurezza e l’efficacia degli interventi in emergenza: rappresenta una maniera concreta affinché il rischio che si verifichino eventi drammatici, facilmente evitabili, si riduca drasticamente”.
Programma: http://www.istruzione.it/allegati/2017/Programma_Primo_Soccorso_a_Scuola_071117.pdf
Linee guida: http://www.istruzione.it/allegati/2017/Linee_guida_071117.pdf
Nella Conferenza Unificata del 2 novembre è stata raggiunta l’intesa per la presentazione del Piano pluriennale di azione nazionale per la promozione del Sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita sino ai 6 anni.
Il Piano prevede l’assegnazione alle Regioni di 209 milioni di euro che vengono erogati dal Miur direttamente ai Comuni beneficiari, in forma singola o associata.
Il Piano, di durata triennale, finanzierà interventi in materia di edilizia scolastica, sia con nuove costruzioni che con azioni di ristrutturazione, restauro, riqualificazione, messa in sicurezza e risparmio energetico di stabili di proprietà delle amministrazioni locali. Le risorse sosterranno anche parte delle spese di gestione per l’istruzione 0-6 anni, con lo scopo di incrementare i servizi offerti alle famiglie nonché di ridurre i costi che devono sostenere.
Per l’anno 2017, il Fondo è ripartito tra le Regioni:
· per il 40% in proporzione alla popolazione di età 0-6 anni, in base ai dati Istat;
· per il 50% in proporzione alla percentuale di iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015;
· per il 10% in proporzione alla popolazione di età 3-6 anni, non iscritta alla scuola dell’infanzia statale, in modo da garantire un accesso maggiore.
“Con questo Piano – ha dichiarato la Ministra Valeria Fedeli - stiamo garantendo alle bambine e ai bambini pari opportunità di educazione, istruzione, cura, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche e culturali. Grazie alla legge 107 i servizi per l’infanzia escono dalla dimensione assistenziale ed entrano a pieno titolo nella sfera educativa. L’obiettivo è lavorare in sinergia con tutte le istituzioni coinvolte per offrire alle famiglie strutture e servizi ispirati a standard uniformi su tutto il territorio nazionale. L’assegnazione dei 209 milioni è un atto importante al quale dobbiamo fare seguire il nostro impegno condiviso per accelerare la realizzazione del sistema integrato. Fare crescere bene i più piccoli, fornire loro un’educazione e un’istruzione di qualità è una sfida che come Paese abbiamo deciso di fronteggiare aderendo all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile”.
Il decreto attuativo della legge 107 approvato ad aprile prevede, inoltre, la costituzione di Poli per l’infanzia per bambine e bambini di età fino a 6 anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti comprensivi, che serviranno a potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo e scolastico: il decreto di riparto dei 150 milioni di euro di risorse Inail per il triennio 2018-2020, che le Regioni potranno utilizzare per la realizzazione di Poli per l’infanzia, è stato firmato a luglio scorso. Viene prevista la qualifica universitaria come titolo di accesso per il personale, anche per i servizi da 0 a 3 anni, nell’ottica di garantire una sempre maggiore qualità del sistema. Per la prima volta sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie. È prevista una specifica governance del Sistema integrato di educazione e di istruzione. Al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca spetterà un ruolo di coordinamento, indirizzo e promozione, in sintonia con le Regioni e gli Enti locali, sulla base del Piano di Azione Nazionale che sarà adottato dal Governo.
Con un emendamento al decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili in atto in sede di conversione al Parlamento sarà inserita la norma che consentirà agli alunni inferiori di 14 anni di poter uscire da scuola da soli.
Il testo prevede che i genitori, i tutori o i soggetti affidatari possono autorizzare le istituzioni scolastiche a consentire l'uscita autonoma dei minori di 14 anni dai locali scolastici al termine dell'orario delle lezione.
La norma si applica a tutte le istituzioni scolastiche pubbliche e private facenti parte del sistema nazionale d'istruzione.
L'autorizzazione esonera il personale scolastico dalla responsabilità connessa all'adempimento dell'obbligo di vigilanza.
In caso contrario, cioè in mancanza di autorizzazione, la scuola non potrà far uscire l'alunno se a riprenderlo non ci sarà un adulto autorizzato dalla famiglia. Quindi, è opportuno che la scuola faccia dichiarare ai genitori con quali modalità e a chi desiderano che avvenga la riconsegna dei figli. Ma se i genitori tardano ad arrivare, l'alunno non può essere lasciato senza vigilanza, neppure se vi è stato accordo con i genitori di lasciarlo, in un certo luogo, in attesa che questi lo raggiungano
a cura dell' Avvocato Gianluca Dradi - Dirigente scolastico
Una recente ordinanza della Suprema Corte (Cass. civ. 21593 del 19.09.2017) e le successive dichiarazioni della Ministra Fedeli, sulla necessità di rispettare le norme legislative che impediscono l’uscita autonoma da scuola degli studenti minori degli anni 14, ha acceso un concitato dibattito che vede il mondo delle famiglie reclamare il diritto di fare uscire in autonomia gli studenti minorenni al termine delle lezioni e, sull’altro versante, il mondo degli operatori scolastici preoccupato delle responsabilità connesse a tale pratica.
Contestualmente è stata depositata alla Camera dei Deputati una proposta di legge per consentire l’uscita autonoma da scuola e verosimilmente altre ne seguiranno. Si cercherà allora di fare chiarezza sugli aspetti giuridici relativi all’obbligo di vigilanza, alla sua estensione temporale, al tema delle connesse responsabilità civili e penali, tentando anche di prefigurare una “via d’uscita” in attesa delle annunciate riforme normative.
Il segretario del Pd, Renzi, aveva annunciato che avrebbe chiesto a Simona Malpezzi, responsabile scuola del partito, di cambiare la legge e di presentare un emendamento per modificare le regole riguardo all’accompagnamento dei minori a scuola, in modo che siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità.
L’interessata, Simona Malpezzi, non ha messo tempo in mezzo è ha già pubblicato su face book il testo della proposta di legge che ha presentato -insieme ai colleghi del Pd della commissione cultura e istruzione- per risolvere la questione dell’uscita da scuola dei ragazzi alle medie.
Testo della proposta di modifica
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Art.1
(Misure volte a incentivare il processo di autoresponsabilizzazione dei minori di quattordici anni, finalizzate a consentire l'uscita autonoma dei minori dai locali scolastici)
1. I genitori esercenti la potestà genitoriale e i tutori dei minori di 14 anni, in considerazione dell'età, del grado di autonomia e dello specifico contesto, nell'ambito di un processo di autoresponsabilizzazione, possono autorizzare le istituzioni del sistema nazionale di istruzione a consentire l'uscita autonoma dei minori dai locali scolastici al termine dell'orario delle lezioni.
2. L'autorizzazione di cui al comma 1 esonera il personale scolastico dalla responsabilità connessa all'adempimento dell'obbligo di vigilanza.
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La relazione tecnica della proposta di legge
Simona Malpezzi ha pubblicato la relazione tecnica della proposta di legge avente per oggetto la sorveglianza degli allievi minorenni a cura della scuola e responsabilità dei genitori in ordine all’accompagnamento:
Sulla scuola incombe il dovere di sorveglianza degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui le sono affidati. L’obbligo di vigilanza sul minore ha due generali finalità:
a) impedire che il minore compia atti illeciti:
sulla scuola e per essa a diverso titolo su docenti, personale ATA e dirigente scolastico grava un obbligo giuridico di controllo per evitare la commissione di fatti illeciti da parte del minore; l’art. 2048 c.c. dispone che “i precettori e coloro che insegnano un mestiere o un’arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza”, prevedendo che tali persone siano “liberate dalla responsabilità soltanto se provano di non aver potuto impedire il fatto”.
b) salvaguardare l’incolumità fisica del minore:
sulla scuola e per essa a diverso titolo su docenti, personale ATA e dirigente scolastico grava un obbligo giuridico di protezione, per evitare che il minore sia vittima di lesioni; secondo costante giurisprudenza, la responsabilità dell'istituto scolastico nasce dall'accoglimento della domanda di iscrizione, con la conseguente ammissione dell'allievo alla scuola, che fa sorgere a carico dell'istituto l'obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l'incolumità dell'allievo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue espressioni, anche al fine di evitare che l'allievo procuri danno a se stesso; la responsabilità del precettore dipendente dell'istituto scolastico discenda dal fatto che tra insegnante e allievo si instaura, per contatto sociale, un rapporto giuridico, nell'ambito del quale l'insegnante assume, nel quadro del complessivo obbligo di istruire ed educare, anche uno specifico obbligo di protezione e vigilanza, onde evitare che l'allievo si procuri da solo un danno alla persona (da ultimo, Cass. Civ. 19 luglio 2016, n.14701).
L’obbligo di vigilanza è previsto in capo ai seguenti soggetti:
–per il dirigente scolastico, il D.Lgs. n. 165 del 2001 prevede la sussistenza di obblighi organizzativi di amministrazione e di controllo sull’attività degli operatori scolastici, con conseguenti responsabilità in caso di incidente per carenze a lui imputabili, allorché non abbia eliminato le fonti di pericolo, adottando tutti i provvedimenti organizzativi di sua spettanza ovvero sollecitando l’intervento di coloro su cui gli stessi ricadono (ad esempio, allorché non abbia provveduto alla necessaria regolamentazione dell’ordinato deflusso degli studenti in uscita dalla scuola, ovvero non abbia provveduto a far approvare un regolamento di istituto dall’organo collegiale competente previsto dall’art. 10, lett. a), del D.Lgs. n. 297 del 1994 avente ad oggetto la “vigilanza degli alunni durante l'ingresso e la permanenza nella scuola nonché durante l'uscita dalla medesima”;
–per i docenti, l’art. 29, comma 5, del CCNL 2006-2009 relativo al personale del comparto Scuola, il quale stabilisce che “Per assicurare l’accoglienza e la vigilanza degli alunni, gli insegnanti sono tenuti a trovarsi in classe 5 minuti prima dell’inizio delle lezioni e ad assistere all’uscita degli alunni medesimi”;
–per il personale ATA, il CCNL citato, alla Tabella A dei profili ATA, per l’area A, il quale prevede che il personale “(…) È addetto ai servizi generali della scuola con compiti di accoglienza e di sorveglianza nei confronti degli alunni, nei periodi immediatamente antecedenti e successivi all’orario delle attività didattiche e durante la ricreazione, e del pubblico; di pulizia dei locali, degli spazi scolastici e degli arredi; di vigilanza sugli alunni, compresa l’ordinaria vigilanza e l’assistenza necessaria durante il pasto nelle mense scolastiche, di custodia e sorveglianza generica sui locali scolastici, di collaborazione con i docenti”.
Quanto al soggetto vigilato, le disposizioni citate si applicano in genere a tutti i minori, e quindi fino alla maggiore età (18 anni), non esistendo una disposizione normativa che limiti gli obblighi di vigilanza solo fino ai quattordici anni.
Questo perché tutti i minorenni sono privi della capacità di agire (e dunque di assumersi direttamente le conseguenze giuridiche degli atti e delle azioni compiuti). Nel nostro ordinamento (art. 2, comma 1, codice civile), la generale capacità di agire si acquista al compimento del diciottesimo anno di età.
Tuttavia, già a partire da 14 anni si considera che il minore abbia maturato una certa capacità di intendere e volere, intesa come sua idoneità alla autodeterminazione, nella consapevolezza dell’incidenza del proprio operare sul mondo esterno.
La capacità di intendere e volere del minore va accertata caso per caso, tenendo non solo presente l’età dello stesso e le modalità del fatto, ma anche considerando lo sviluppo intellettivo e fisico raggiunto dal minore, tale da consentirgli di comprendere il valore etico-sociale delle proprie azioni.
La Cassazione civile ha spiegato che il dovere di vigilanza imposto ai docenti non ha carattere assoluto, bensì relativo, occorrendo correlarne il contenuto e l'esercizio in modo inversamente proporzionale all'età ed al normale grado di maturazione degli alunni in relazione alle circostanze del caso concreto, di modo che, con l'avvicinamento di costoro all'età del pieno discernimento, l'espletamento di tale dovere non richiede la continua presenza degli insegnanti, purché non manchino le necessarie misure organizzative idonee ad evitare il danno.
In ambito penale, la distinzione tra il regime applicabile al minore di 14 anni ed a chi ha un’età compresa tra 14 e 18 anni è più netta.
L’art. 97 del codice penale contiene una presunzione assoluta di non imputabilità del minore di anni 14, mentre per chi ha un’età compresa tra 14 e 18 anni è richiesto che il giudice accerti in concreto la sussistenza della capacità di intendere e di volere , intese rispettivamente come consapevolezza del disvalore sociale del fatto di reato e come capacità di autodeterminazione.
Sempre sul piano della responsabilità penale, il codice penale considera perseguibile penalmente per abbandono di persona minore o incapace “chiunque abbandona una persona minore di anni 14 della quale abbia la custodia o debba avere cura” (art. 591 c.p.), prevedendo un aumento della pena se il fatto è commesso dal genitore, dal figlio, dal tutore o dal coniuge, ovvero dall'adottante o dall'adottato.
Come è noto, una recentissima pronuncia della Corte di Cassazione (“ordinanza” 19 settembre 2017 n. 21593) ha statuito che la verificazione di un incidente ad un minore fuori dal perimetro scolastico non esclude la responsabilità della scuola. Nel caso di specie, un bambino di 11 anni era stato investito dall'autobus di linea sulla strada pubblica all'uscita di scuola.
La Cassazione ha testualmente affermato che l’obbligo di vigilanza in capo all'amministrazione scolastica con conseguente responsabilità ministeriale discendeva da una precisa disposizione del Regolamento d'istituto, che poneva a carico del personale scolastico l'obbligo di far salire e scendere dai mezzi di trasporto davanti al portone della scuola gli alunni, compresi quelli delle scuole medie, e demandava al personale medesimo la vigilanza nel caso in cui i mezzi di trasporto ritardassero.
Pertanto, l'attività di vigilanza della quale l'amministrazione scolastica era onerata non avrebbe dovuto arrestarsi fino a quando gli alunni dell'istituto non venivano presi in consegna da altri soggetti e dunque sottoposti ad altra vigilanza, nella specie quella del personale addetto al trasporto.
Dalla lettura di questa ordinanza del 2017 sembrerebbe potersi concludere che la responsabilità della scuola sussiste solo se il Regolamento di istituto impone al personale scolastico compiti di vigilanza specifici che vengono violati.
In realtà, invece, la responsabilità della scuola si ricollega più in generale al fatto stesso dell’affidamento del minore alla vigilanza della stessa.
La Cassazione civile ha sovente affermato il principio secondo cui l’istituto scolastico ha il dovere di provvedere alla sorveglianza degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui le sono affidati e quindi fino al momento del subentro almeno potenziale della vigilanza dei genitori o di chi per loro (si veda ad esempio la storica sentenza n. 3074 del 30 marzo 1999).
Secondo la Cassazione, il dovere di sorveglianza degli alunni minorenni è di carattere generale e assoluto, tanto che non viene meno neppure in caso di disposizioni impartite dai genitori di lasciare il minore senza sorveglianza in luogo dove possa trovarsi in situazione di pericolo.
L’obbligo di vigilanza, sebbene trovi la sua fonte nel contratto tra la scuola ed i genitori del minore, non si esaurisce con la fine delle lezioni ma perdura anche oltre, cessando solo con l’effettivo venir meno delle esigenze di tutela, ossia solamente in virtù dell’effettivo passaggio del minore sotto un’altra sfera di protezione (quella del genitore o di altro soggetto).
In alcuni casi, nella prassi si ricorre all’uso delle c.d. “liberatorie” a firma dei genitori per esonerare l’istituzione scolastica dalla responsabilità nei confronti degli alunni una volta usciti da scuola.
Al riguardo, però, in carenza di normativa primaria che ne stabilisca gli effetti, è stato osservato che tali liberatorie, anziché escludere la responsabilità della scuola, costituirebbero proprio la prova della consapevolezza, da parte dell'istituto scolastico, che una modalità libera di uscita dei minori da scuola espone a pericolo la loro incolumità, con conseguente implicita ammissione di omessa vigilanza sugli allievi.
La norma si propone di consentire ai genitori esercenti la responsabilità genitoriale e ai tutori dei minori di 14 anni, in considerazione dell’età, del grado di autonomia e dello specifico contesto, nell’ambito di un processo di autoresponsabilizzazione, di autorizzare le istituzioni del sistema nazionale di istruzione all’uscita autonoma dei minori dai locali scolastici al termine dell’orario delle lezioni.
Viene altresì specificamente stabilito che l’autorizzazione in argomento esonera il personale scolastico dalla responsabilità connessa all’adempimento dell’obbligo di vigilanza.
In coerenza con quanto preannunciato dalla Ministra Fedeli, Matteo Renzi ha assicurato un intervento del Pd per cambiare le regole sulla custodia dei ragazzi alle scuole medie.
"Ho chiesto a Simona Malpezzi, responsabile scuola del partito, di cambiare la legge e di presentare un emendamento per modificare le regole – ha scritto su Facebook -: siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità".
Secondo il segretario del Pd non bisogna "costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola", né scaricare "tutte le responsabilità sui professori". Renzi ha anche colto l’occasione per affermare che "la buona scuola non c'entra niente, a dispetto delle bufale diffuse ad arte”.
"Quando ho letto che noi genitori siamo obbligati a riprendere i figli da scuola – ha ancora precisato - sono rimasto allibito. Poi, studiando la vicenda e la pronuncia della Cassazione, ho capito meglio i termini della questione. La buona scuola non c'entra, il punto è che la legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l'autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo".
La Ministra Fedeli a ha posto la questione dell’accompagnamento dei minori al Consiglio dei Ministri del 27 ottobre, in considerazione del disagio vissuto dalle scuole italiane a seguito della recente ordinanza della Cassazione.
"Come spiegato anche ieri in un lungo comunicato – ha precisato Fedeli -, le scuole, attualmente, stanno operando scelte che sono conformi al quadro normativo vigente in materia di tutela dell'incolumità delle studentesse e degli studenti minori di 14 anni. La recente ordinanza della Cassazione ha sollevato un problema che era preesistente, che è molto delicato e non va sottovalutato in nessun aspetto. Come ho dichiarato anche nei giorni scorsi, se si vuole cambiare l'ordinamento serve un intervento in Parlamento. Saluto per questo con favore quanto dichiarato dalla deputata del Pd Simona Malpezzi che presenterà già la prossima settimana in Parlamento una proposta di legge.
"Occorre venire incontro alle esigenze delle famiglie, chiarendo anche il quadro delle responsabilità giuridiche e penali rispetto alla tutela dei minori dopo la fine delle lezioni. Il Pd si farà carico di trovare il giusto equilibrio con una proposta in Parlamento. In questo senso posso rassicurare anche l'onorevole Brunetta: non c'è nessun caos, non c'è nessuna inadeguatezza, né del Governo né del Pd. Solo la consapevolezza che parliamo di un tema delicato e importante, che ha anche a che fare con la sicurezza e la tutela delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Un tema rispetto al quale è il Pd a proporre azioni concrete, non certo il centrodestra".
La Ministra Fedeli ha presentato il Piano nazionale per promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione al rispetto, per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione e favorire il superamento di pregiudizi e disuguaglianze, secondo i principi espressi dall'articolo 3 della Costituzione italiana.
"Il lancio di questo Piano ci rende orgogliosi ed è particolarmente importante - ha spiegato Fedeli - perché il rispetto delle differenze è decisivo per contrastare violenze, discriminazioni e comportamenti aggressivi di ogni genere. Perché il rispetto include un modo di sentire e un modo di comportarsi e relazionarsi fondamentali per realizzare l'art. 3 della Costituzione, cui tutto il Piano si ispira. Perché la scuola deve, può e vuole essere un fattore di uguaglianza, protagonista attiva di quel compito - "rimuovere gli ostacoli" - che la Repubblica assegna a se stessa. Ascolto, dialogo, condivisione: il rispetto significa tutto questo, significa fortificare la democrazia, migliorare la qualità di ogni esperienza di vita, contribuire a far crescere condizioni di benessere per tutte e tutti"
"Con il Piano – ha precisato Fedeli - mettiamo a disposizione delle scuole risorse e strumenti operativi specifici, pensati come l'avvio di un percorso che si prolungherà nel tempo per accompagnare quel cambiamento positivo della società che la scuola può contribuire a realizzare. Al di fuori di ogni approccio ideologico, è importante sottolinearlo, ma solo volendo realizzare la Costituzione, dare attuazione a leggi dello Stato, far crescere bambine e bambini, ragazze e ragazzi condividendo fondamentali valori umani e di convivenza civile".
Per il Piano sono stati stanziati 8,9 milioni di euro da destinare a progetti e iniziative per l'educazione al rispetto e per la formazione delle e degli insegnanti; In particolare, 900.000 euro serviranno per l'ampliamento dell'offerta formativa, 5 milioni (fondi PON) per il coinvolgimento di 200 scuole nella creazione di una rete permanente di riferimento su questi temi. Altri 3 milioni sono messi a disposizione per la formazione delle e dei docenti.
In attuazione del Piano sono state emanate le Linee guida nazionali per l'attuazione del comma 16 della legge 107 del 2015 per la promozione dell'educazione alla parità tra i sessi e la prevenzione della violenza di genere. Le Linee guida sono state messe a punto da un Gruppo di esperti istituito presso il Miur e sono frutto, ha sottolineato la Ministra, di “un lavoro di confronto importante, portato avanti con l'obiettivo di trovare il massimo equilibrio e la più ampia condivisione”.
In contemporanea sono state emanate anche le Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, previste dalla legge 71 approvata in Parlamento a maggio del 2017: saranno uno strumento flessibile e aggiornabile per rispondere alle sfide educative e pedagogiche legate alla costante evoluzione delle nuove tecnologie. La legge ribadisce il ruolo centrale delle scuole, che devono individuare un docente referente per raccogliere e diffondere le buone pratiche educative.
Fra i punti del Piano lanciato c'è poi il rafforzamento degli Osservatori attivi presso il Ministero sui temi dell'integrazione, dell'inclusione e per la promozione di iniziative sui temi della parità fra i sessi e della violenza contro le donne. Il Piano prevede anche il lancio, il 21 novembre, del nuovo Patto di corresponsabilità educativa per rinsaldare il rapporto fra scuola e famiglia. E la distribuzione a tutte le studentesse e gli studenti della Costituzione. I materiali e le proposte didattiche sui temi del Piano saranno pubblicati sul portale www.noisiamopari.it.
Per diffondere i contenuti e i messaggi del Piano è partita dal 27 ottobre anche una campagna social con l'hashtag #Rispettaledifferenze che accompagnerà la pubblicazione di materiali dedicati e di video. Testimonial del mondo dello sport, della cultura e dello spettacolo hanno già aderito alla campagna (fra questi: Alice Rachele Arlanch, Luca Barbarossa, Marco 'Baz' Bazzoni, Ohara Borselli, Giovanni De Carolis, Paola Cortellesi, Geppy Cucciari, Gaia De Laurentis, Padre Enzo Fortunato, Teresa Mannino, Ermal Meta, Piergiorgio Odifreddi, Nicole Orlando, Valentina Petrini, Mirco Scarantino, Alessandra Sensini, Pino Strabioli, Dario Vergassola, la squadra di pallacanestro di Crema) con video o messaggi per i social
La legge di bilancio 2018 proposta dal Governo in data 16 ottobre 2017 ha ignorato totalmente le esigenze del personale ATA della scuola.
il Ministro dell'istruzione aveva proposto al governo:
- un piano straordinario di assunzioni in ruolo, circa sei mila posti oltre al turnover;
- il superamento della norma che blocca la nomina dei supplenti del personale di segreteria;
- l'indizione del concorso ordinario per i Direttori SGA con l'inserimento di una norma che consentisse al personale di segreteria senza laurea di potervi partecipare.
Il governo ha risposto no su tutta la linea. Uno spiraglio positivo s'intravede solo per i dirigenti, con l'erogazione di circa 400,00 euro per garantire l'allineamento dello stipendio con quello della dirigenza statale.
Il Miur ricorda che le candidature da parte delle scuole secondarie di secondo grado per la sperimentazione di percorsi di studio in quattro anni dovranno essere presentate entro il 13 novembre prossimo. La sperimentazione coinvolgerà 1000 classi di Licei e istituti tecnici di tutta Italia.
Fino ad ora sono state 12 in tutta Italia le scuole che hanno sperimentato percorsi quadriennali sulla base di progetti di istituto autorizzati di volta in volta dal Ministero.
Il progetto della sperimentazione quadriennale prende le mosse dalla riforma dei cicli scolastici messa a punto dal Ministro Berlinguer nel 2000 - non entrata in vigore perché poi bloccata dalla Ministra Moratti - e successivamente ripresa dalla commissione di studio istituita nel 2013 dal Ministro Profumo, incaricata di elaborare delle proposte per abbreviare il percorso scolastico con lo scopo di far conseguire il diploma entro il diciottesimo anno di età. La Ministra Carrozza, nell’anno scolastico 2013/2014, autorizzò due progetti sperimentali proposti da due scuole che già avevano caratteristiche di forte internazionalizzazione: il San Carlo di Milano e il Guido Carli di Brescia. Da allora sono sempre state le scuole a fare richiesta a ‘sportello’ di sperimentazione quadriennale. Ora si procederà, appunto, con una sperimentazione a livello nazionale al termine della quale, nel 2023, i risultati dovranno essere discussi con tutti i rappresentanti del mondo della scuola e con i decisori politici.
Le istituzioni scolastiche che presenteranno la candidatura dovranno assicurare alle studentesse e agli studenti il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento previsti per il quinto anno di corso, nel rispetto delle Indicazioni Nazionali e delle Linee guida. Ciascuna istituzione scolastica potrà presentare il progetto per una sola sezione, a partire dalla classe prima, e per un solo indirizzo di studio. La candidatura potrà essere presentata solo dopo aver ottenuto il consenso degli organi collegiali, dovrà essere quindi frutto di una scelta condivisa, e dovrà essere in linea con gli orientamenti già presentanti anche alle famiglie nel Piano triennale dell’Offerta Formativa.
Un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande pervenute. Le proposte dovranno distinguersi per un elevato livello di innovazione, in particolare per quanto riguarda l’articolazione e la rimodulazione dei piani di studio, per l’utilizzo delle tecnologie e delle attività laboratoriali nella didattica, per l’uso della metodologia Clil (lo studio di una disciplina in una lingua straniera), per i processi di continuità e orientamento con la scuola secondaria di primo grado, il mondo del lavoro, gli ordini professionali, l’università e i percorsi terziari non accademici.
Nel corso del quadriennio, un Comitato scientifico nazionale valuterà l’andamento nazionale del Piano di innovazione e predisporrà annualmente una relazione che sarà trasmessa al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. A livello regionale, invece, saranno istituiti i Comitati scientifici regionali che dovranno valutare gli esiti della sperimentazione, di anno in anno, da inviare al Comitato scientifico nazionale.
Il decreto:
A seguito delle dimostrazioni in piazza degli studenti sul problema dell’alternanza scuola-lavoro, accusata di renderli simili a “merce nelle mani delle aziende”, rispondendo alle critiche e alle rivendicazioni, la Ministra Fedeli ha risposto nell’ambito di un’intervista a Radio 24: “Ci sono alcune criticità. La prima è la qualità dei progetti. C’è un lavoro da fare. Rendere responsabili chi accoglie i ragazzi perché si tratta di formazione, non di lavoro o di apprendistato. Si tratta di didattica. Stiamo sostenendo i tutor dentro la scuola. E implementeremo di più le linee guida che erano state date all’indomani della legge 107. Dobbiamo fornire ai docenti la capacità di progettare e che serve per l’alternanza. Abbiamo già fatto un accordo con il ministero del lavoro per mandare sul territorio 1000 tutor preparati su alternanza scuola lavoro, per qualificare i progetti”
Venerdì 13 ottobre gli studenti hanno manifestato contro l’alternanza scuola lavoro, che non li tutela nei loro diritti essenziali.
Nella stessa giornata il Ministro Fedeli aveva espresso il suo pensiero sulla tematica e annunciato una piattaforma di gestione e la convocazione degli Stati Generali per dicembre.
“L’alternanza scuola-lavoro è un’innovazione didattica importante – ha affermato il Ministro -. È uno strumento che offre alle studentesse e agli studenti la possibilità di acquisire competenze trasversali e consente loro di orientarsi con più consapevolezza verso il loro futuro di studi e lavorativo. L’alternanza è uno strumento in cui crediamo profondamente. Anche per questo, come Ministero, lavoriamo per elevare ulteriormente la qualità dei percorsi offerti, mettendo al centro, come ho ribadito il 10 ottobre in audizione in Parlamento, le nostre ragazze e i nostri ragazzi. Su questo punto garantiamo il massimo impegno e anche la massima fermezza di intervento in caso di situazioni in cui il patto formativo che sta alla base dell’alternanza sia violato, impedendo a studentesse e studenti di fare un percorso significativo, innovativo e di qualità. Stiamo mettendo in campo strumenti concreti che vanno in questa direzione e che ci consentiranno un costante monitoraggio e controllo perché la qualità formativa è decisiva”.
Riguardo ai primi due anni della sua attuazione, Fedeli ha ribadito che “nell’anno scolastico 2016/2017, secondo le prime rilevazioni del Ministero che confluiranno in un ampio report a fine ottobre, il 95% degli istituti ha fatto alternanza con la partecipazione di “oltre 873.000 fra scuole statali e paritarie, l’89% della platea attesa per le classi terze e quarte, quelle già coinvolte dall’obbligo lo scorso anno. Sono oltre 900.000 se si considerano anche le classi quinte. Le strutture ospitanti sono state più di 200.000, 131.000 di queste sono imprese. Il coinvolgimento è alto”. Nei Licei il 91% degli studenti iscritti nelle classi terze e quarte ha svolto un percorso di alternanza.
Per qualificare ulteriormente i percorsi e la gestione delle procedure da parte delle scuole, rispondendo alla richiesta degli studenti di poter far emergere eventuali problemi riscontrati durante la loro esperienza, sarà attivato un ampio confronto su questo il 16 dicembre, con gli Stati Generali che vedranno la partecipazione di tutti gli attori in campo, a partire dai rappresentanti degli studenti. Prima di allora saranno lanciati due strumenti: la piattaforma di gestione dell’alternanza e la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza.
La piattaforma sarà pronta nei prossimi giorni entro la fine di ottobre, e sarà messa a disposizione di tutte le scuole, delle strutture ospitanti, degli studenti e delle famiglie per facilitare la progettazione, la gestione e il controllo dell’alternanza.
Il ricordo di un grande maestro:Stefano Rodotà
di Anna Armone - esperta in Scienza dell'Amministrazione Scolastica
Dedico l’editoriale di questo numero ad un grande uomo, un grane giurista, un grande maestro, Stefano Rodotà scomparso nel giugno scorso. Il ricordo è dettato, innanzitutto, dal mio particolare affetto verso questo scienziato del diritto che è stato mio docente di diritto civile e relatore della mia tesi di laurea. Allora, a poco più di vent’anni, era il fascino dell’eloquenza, la capacità di far comprendere un mondo sconosciuto, la differenza con gli altri docenti a farmi davvero affezionare a Rodotà.
Altro che smartphone, agli studenti bisogna insegnare a impugnare correttamente la penna e scrivere in corsivo.
A distanza di qualche settimana dalla proposta di lanciare l’uso dello smartphone in classe a sostegno della didattica e dell’apprendimento, col patrocinio della ministra dall’istruzione, c’è chi ha pensato che, invece, sarebbe meglio insegnare ai cosiddetti “nativi digitali” come si impugna correttamente la penna.
L’Istituto comprensivo “Igino Petrone” di Campobasso ha messo in cantiere un corso per insegnanti sull’argomento: Come insegnare agli alunni ad impugnare correttamente una penna.
La vicepreside ha così spiegato l’iniziativa all’Ansa: “Può apparire strana, ma alla luce delle esperienze maturate nel corso degli anni ci si è resi conto che non aver prestato la giusta attenzione alla corretta impugnatura di un qualsiasi mezzo grafico, può pregiudicare l’acquisizione di strumentalità fondamentali e la fluidità nel movimento. Negli ultimi anni, con l'utilizzo dei mezzi multimediali forse si è perso il senso dell'importanza della scrittura ed è anche cambiato il linguaggio. Abbiamo notato anche una difficoltà maggiore nella produzione del pensiero.”. Inoltre, verrà prestata particolare attenzione al corsivo, visto che, “Per bambini e ragazzi collegare le lettere nel corsivo – sottolinea la vicepreside - è diventato difficile. Oggi scrivono in stampato, anche perché hanno probabilmente hanno interiorizzato le lettere delle tastiere. Noi ci siamo interrogati su questi aspetti, anche sulla base delle nostre esperienze, e abbiamo accettato la proposta di un Corso tenuto da esperti di un colosso nella produzione di mezzi grafici, la ‘Stabilo’, ritenendola utile”.