Il Sottosegretario Faraone rivela: Ho una figlia autistica
Da un’intervista al Corriere della Sera apprendiamo che il Sottosegretario Davide Faraone ha una figlia con sindrome autistica, un’ammissione pubblica che apre ad una diversa attenzione nei confronti del politico che, lasciando il posto al padre, confessa: “Non ne parlavo, non volevo si sapesse». Una forma di protezione, «ma non solo, tenevo nascosta la sua disabilità”. Fino a 20 mesi, Sara, che adesso ha 11 anni, era precocissima, più sveglia degli altri bimbi. “Non ci eravamo accorti di nulla, ma quando per l’ennesima volta l’abbiamo trovata all’asilo da sola, lontana dagli altri, l’abbiamo portata da uno specialista che ha pronunciato quella parola:autismo. Beh, lì ti cambia la vita, niente è più come prima”. Autismo, una parola terribile e oscura, una patologia che ti sconvolge la vita, che incide sulla organizzazione personale, familiare, amicale.
Diventato un uomo delle istituzioni, Faraone ha capito che doveva usare il suo ruolo istituzionale e “fare qualcosa per lei e tutti i bambini con una disabilità”, andando oltre le fiaccolate di solidarietà e la testimonianza personale. Da qui l’idea, nel 2015, di creare la Fondazione italiana autismo, che il 2 aprile scorso ha mobilitato migliaia di persone per la giornata mondiale sull’autismo.
La recente vicenda dei ragazzi autistici esclusi dalla gita scolastica gli ha richiamato alla mente quando la figlia non veniva invitata alle feste di compleanno, o non veniva fatta partecipare alla recita di Natale perché non c’era nessuna parte che si adattasse a lei.
Particolarmente interessante è la focalizzazione sugli aspetti burocratici connessi alla disabilità, di come si si senta feriti nel dovere “ogni anno rifare mille domande per riavere l’insegnante di sostegno”. Occorre semplificare, riconosce Faraone, attraverso un unico sportello cui rivolgersi, perché le ASL funzionano in maniera difforme l’una dall’altra creando “enormi disparità”.
Ha dunque peso l’appoggio che il sottosegretario vuol dare alla legge delega di riforma sul settore del sostegno:“Ci accusano di voler portare i terapisti in classe, vogliamochechifaràl’insegnante di sostegno sia preparato, bisogna partire dagli studenti, non è una questione sindacale. Bisogna creare una rete con insegnanti, associazioni, genitori: la scuola non può fare tutto da sola e per tante famiglie è l’unico luogo protetto per i propri figli”