
Improcrastinabile recuperare l’alleanza con i genitori
Editoriale a cura di Vittorio Venuti
Occorre ammettere, nostro malgrado, che la scuola stia attraversando un periodo di confusione come mai prima e le cause non possano essere ascritte esclusivamente all’ormai rituale avvicendarsi degli opposti schieramenti politici al Governo e al Ministero per l’Istruzione, oggi MIM, pur se su questi ricade l’essere la fonte principale dei disagi che si riversano sulla capacità della scuola di interpretare la realtà in cui si trova ad operare, nonché il ruolo e la funzione che il dovere istituzionale e costituzionale le chiedono di assolvere nel miglior modo possibile. Prova ne sono il susseguirsi di riforme e controriforme, il ricorso a disposizioni spesso improvvisate e dimostrative, a volte ispirate da qualche evidente necessità di chiarire, promuovere ed orientare, anche innovare seppure non sempre tenendo conto del reale bisogno della scuola, oppure anche solo per corrispondere a dettati ideologici di parte o di partito.
La recente proposta del ministro Valditara, di un provvedimento per rafforzare la tutela degli insegnanti e del personale scolastico, prevedendo l’arresto obbligatorio in flagranza nelle ipotesi di lesioni personali a carico di docenti e dirigenti (per le lesioni lievi da 6 mesi a 3 anni attuali a 2 a 5 anni di reclusione), rientra nella manifesta e apprezzabilissima volontà di restituire prestigio agli operatori della scuola. Non vogliamo discutere qui in merito all’entità delle pene o del merito della proposta che, comunque, risponde alla urgente necessità che si ponga fine a queste condotte scellerate, segno evidente di un disvalore che ha accompagnato la scuola in questi ultimi anni, di una distorta considerazione del suo ruolo, di una più diffusa maleducazione a carico di personaggi non certo esemplari. Vale la pena, però, guardare alle ragioni che hanno portato a questa deplorevole situazione:
- notevole incremento del numero di alunni con disabilità per classe;
- forte incremento di alunni provenienti da altre culture e tradizioni;
- inverosimile incremento della burocrazia;
- classi con un numero di alunni eccessivo per una programmazione che tenga conto di tutti e di ciascuno in particolare (altro che scuola inclusiva!);
- incremento non indifferente degli impegni dei docenti in riunioni, compilazione di registro elettronico, preparazione materiale didattico ed altre amenità;
- un riconoscimento economico, per gli insegnanti e il personale ATA già oltre i limiti della decenza e dell’indigenza, comunque segno di una politica che cede alla vessazione più che non al riconoscimento della funzione e alla sua valorizzazione;
- le scarse proposte di formazione;
- la scarsa attenzione all’organizzazione scolastica, che si regge soprattutto grazie al middle management, un esercito di docenti che consente, al puzzle variegato della scuola, di garantire il funzionamento delle istituzioni scolastiche, senza fruire di riconoscimenti ufficiali e con uno scarso incentivo economico;
- istituzioni scolastiche in edifici “malmessi” che, di certo, non favoriscono l’apprendimento e neanche l’insegnamento.
Tutto questo ha portato ad una caduta d’interesse professionale degli insegnanti, esposti a difesa di una scuola che appare indifendibile, a parte, per fortuna, pregevoli eccezioni sparse lungo tutto lo “stivale”.
Occorre, con urgenza che, ai “Piani Alti” del dicastero, si rifletta sulle attuali condizioni del sistema scolastico e si promuovano azioni in merito, concordate con chi la scuola la vive dal di dentro (più che non con gli universitari).
Cosa fare, nel frattempo, per arginare la situazione? Anzitutto, rendersi più “visibili”. Se si vuole recuperare il rapporto con le famiglie, è necessario intendersi e voler ribadire l’opportunità dell’alleanza e della collaborazione sulla scorta di una corresponsabilità educativa che preveda una comunicazione costante, una condivisione degli obiettivi e degli impegni per il benessere dello studente. Alla scuola compete di introdurre i genitori al proprio linguaggio, perché ne comprendano il senso e l’importanza, così come gli insegnanti debbono comprendere il linguaggio dei genitori, perché si fidino reciprocamente e riconoscano il senso dell’insegnare e dell’educare. Momenti formativi lungo tutto l’arco dell’anno scolastico favorirebbero la reciproca comprensione e, appunto, l’alleanza.
Occorre dare più peso al “Patto educativo di corresponsabilità” (Decreto del Presidente della Repubblica 21 novembre 2007, n. 235), che enuclea i principi e i comportamenti che scuola, famiglia e alunni condividono e si impegnano a rispettare. Un documento che, firmato da tutte le componenti, si presenta come base dell’interazione scuola-famiglia; un documento disatteso e che sarebbe conveniente riprendere e riconsiderare oltre l’aspetto della teoria e delle buone intenzioni. Famiglie più informate sulle dinamiche che coinvolgono i loro figli a scuola potrebbero dare più credito agli insegnanti e, fidandosi, agevolare la relazione tra i due. Fondamentale che la scuola dimostri che ci tenga e voglia bene a tutti gli alunni e a ciascuno di essi, consapevoli che si fa il meglio possibile per loro.
Gli articoli di questo numero:
Mario Maviglia presenta la seconda parte de “Il nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici”, nella quale evidenzia la sez. 3 della Scheda di valutazione dei risultati dei DS, per dare rilievo all’attribuzione dei punteggi, che avviene sulla base della rubrica dei comportamenti professionali ed organizzativi di cui all’allegato A2 della Direttiva. Si rileva che il modello valutativo presenta un’impostazione che concepisce la figura del DS ingessata nelle sue dimensioni burocratiche, lontana da quelle suggestioni e prospettive di leadership multiforme che la ricerca anche internazionale ha messo in luce offrendo riflessioni, modelli ed esperienze di grande significatività.
Filippo Cancellieri riflette su “Educare alla cittadinanza estetica aspetti culturali e didattici” sulla scorta della ratifica del 2020, da parte della Camera dei Deputati, della Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale rimarcando i principi sanciti dall’art. 27 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 delle Nazioni Unite, per cui “ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici”. Il richiamo ha rilievo nelle future Indicazioni Nazionali - di recente annunciate dal ministro -, che contemplano già nel primo ciclo di istruzione “Arte e immagine”. Nel contributo si ribadisce che la via per incardinare nel curriculo lo studio delle opere d’arte passa dall’educazione civica, insegnamento trasversale regolato dalla Legge 92/2019 e dalle relative Linee Guida, che rimarcano l’importanza della tutela dei patrimoni materiali e immateriali della comunità.
Elena Cappai nel suo pezzo “Universal Design for Learning: prospettive di riflessione” rileva come la progressiva trasformazione delle normative e dei costrutti teorici di riferimento in materia di inclusione scolastica ha portato, con una significativa accelerazione negli ultimi quindici anni, all’esigenza di un ripensamento del fare scuola, che si ripercuote non solo nelle pratiche d’aula, ma anche nelle misure organizzative e gestionali. Gli insegnanti si trovano di fronte alla necessità di un riposizionamento consapevole, che oscilla tra: la strutturazione di attività per la classe, intesa come insieme omogeneo, adattando il curricolo in un secondo momento ai bisogni speciali dei singoli allievi; la progettazione intenzionale di un curricolo comune che consideri ex ante le diverse necessità di apprendimento, in termini di stili cognitivi e non esclusivamente di formali riconoscimenti di bisogni educativi speciali. La proposta didattica connessa al modello dell’Universal Design for Learning avvicina la seconda opzione. Si tratta, in altri termini, di spostare l’attenzione (e lo sforzo tecnico didattico) dall’adattamento postumo alla lettura di contesto, considerando le modalità di apprendimento degli studenti come elementi non incidentali, ma condizionanti le scelte didattiche del docente.
Antonietta Di Martino propone “Il diritto di critica del lavoratore al datore di lavoro, tra libertà di opinione e tutela della reputazione”, riferendone i limiti così come espressi nell’art. 21 della Costituzione, che tutela la libertà di pensiero, mentre la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono garantite dall’articolo 15, principi riaffermati dal comma 1 dell’art. 10 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo.
Bruno Lorenzo Castrovinci espone su “Il middle management scolastico, tra struttura e leadership” ribadendo, già nell’incipit, che il middle management si configura non solo come elemento di supporto, ma come vero e proprio motore della qualità organizzativa e della coerenza interna dell’istituto scolastico. Ciononostante si registra una lacuna sistemica nell’attenzione riservata all’infrastruttura e all’architettura organizzativa che rende possibile il funzionamento quotidiano di tutte le istituzioni scolastiche autonome italiane.
Stefano Stefanel si sofferma su “Intelligenza Artificiale e Organi Collegiali” per chiedersi quali possano essere le competenze di questi, nati per rappresentare le categorie di un tempo passato, in un mondo che sforna novità con velocità non governabili, che vanno ad incidere con forza su quello che è il tessuto della scuola. L’idea, dunque, di “regolamentare” se non proprio “proibire” l’uso dell’Intelligenza Artificiale Generativa a scuola pare essere impraticabile, perché un mancato presidio dell’argomento in forma positiva rischia di far nascere uno spontaneo utilizzo dell’Intelligenza Artificiale Generativa da parte di studenti e docenti in forma “mascherata”. Altro è per l’Intelligenza Artificiale, che non può essere “proibita” in quanto sta alla base di tutto quanto la scuola utilizza a livello didattico e amministrativo, laddove questo è connesso al digitale.
Francesco G. Nuzzaci nella sua riflessione “In vista del Contratto collettivo nazionale quadro 2025-2027: Punti di ancoraggio per la collocazione dei dirigenti scolastici nell’Area delle funzioni centrali” argomenta come i tempi siano maturi per ripensare ad una diversa ricollocazione della dirigenza scolastica verso una auspicata dirigenza ministeriale. Ora più che mai s’impone tale riflessione a seguito dell’introduzione del nuovo sistema di valutazione dei risultati per i dirigenti scolastici modellato sulla falsariga di quello figurante per la valutazione della dirigenza tecnica e amministrativa del Ministero dell’istruzione e del merito, con decorrenza dall’anno scolastico in corso.
Antonietta Di Martino e Paolo Pieri ci propongono l’analisi del “Il nuovo Accordo Stato-Regioni sulla formazione per la salute e sicurezza dei lavoratori e dei luoghi di lavoro pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 119 del 24 maggio 2025”. Questo accordo sancisce l’obbligo della formazione per i dirigenti scolastici in qualità di datori di lavoro in materia di salute e sicurezza. Il nuovo accordo prevede che i datori di lavoro possano organizzare direttamente i corsi di formazione sulla sicurezza nei confronti dei propri lavoratori, preposti e dirigenti, rivestendo il ruolo di soggetto formatore. Quindi, le Istituzioni scolastiche possono organizzare tali corsi per il proprio personale e per gli studenti, ed i Dirigenti Scolastici, nella loro qualità di ‘datori di lavoro’, possono scegliere di svolgere il ruolo di ‘soggetto formatore’ o di affidarlo all’esterno.
Anna Armone tratta “La copertura assicurativa della responsabilità dei docenti per omessa vigilanza”, richiamando le responsabilità che la funzione docente comporta: responsabilità civile, responsabilità amministrativa, responsabilità disciplinare, responsabilità penale. L’evento più comune, fonte di responsabilità, è la lesione subita dallo studente e causata da un’omessa o carente vigilanza, in classe, in cortile, in gita, in palestra...). Da quì la necessità di una adeguata copertura assicurativa che preveda la possibilità di assicurare la responsabilità dei docenti per lesioni causate da omessa o carente vigilanza. Si ricorda come il contratto di assicurazione sposti l’onere economico della responsabilità civile dall’assicurato all’assicuratore. La polizza per la responsabilità civile è finanziata dalle famiglie e dagli stessi dipendenti e copre il rischio di responsabilità civile gravante sull’assicurato.
Tullio Faia tratta della “Organizzazione e gestione dell’inclusione scolastica: un percorso di formazione” a seguito di un percorso di aggiornamento e formazione sperimentato per l’USR Marche all’insegna della suggestione kantiana che “la teoria senza la pratica è vuota, la pratica senza la teoria è cieca”. Un percorso di formazione condotto con input teorici e analisi di casi, commento di sentenze, proposte di modelli organizzativi. Da qui l’elaborazione delle precondizioni di cui tener conto per la progettazione di un percorso di formazione e delle abilità che si possono ritenere basilari nella gestione anche per i referenti e lo staff. Nel contributo la descrizione dei quattro incontri del corso.
Mario Di Mauro, per La Scuola in Europa, si chiede quali siano le relazioni allievo-scuola-insegnante nei paesi non comunitari, quindi ci introduce nel più importante di essi: “La Russia e il suo modo di finalizzare ogni istruzione come storia non giunta ancora al suo termine”. Senza dubbio rilevante come siano gli aspetti linguistici a fare della Russia di oggi uno dei paesi di maggiore interesse tra quelli di lingua slava e di origine orientale nel condividere l’etnicità con altri paesi come l’Ucraina, la Bielorussia, la Polonia o la Croazia e non solo. Oggi l’istruzione russa e il suo sistema educativo sono considerati tra i migliori in Europa e non solo perché a contribuirvi è anche un apparato rigido e competitivo; in realtà dipende soprattutto dal rispetto mostrato per l’autorità come riconosciuta all’istituzione educativa in quanto tale e ben oltre sia le ore di lezione a scuola che i tanti compiti da fare a casa.
Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia, presenta “Le sette regole per avere successo”, un saggio di Stephen Covey che esplicita il percorso di azioni e di abilità da possedere-educare per la migliore espressione di sé nella società che, occorre riconoscere, si fonda sulla interdipendenza di tutti i sistemi, per cui, unendo gli sforzi individuali con quelli degli altri, si potranno conseguire maggiori successi. Si tratta di un modello da “dentro a fuori”, perché si esprime dalla necessità di partire dal Sé, nella convinzione che, se si vogliono migliorare le relazioni, occorre migliorare se stessi.
Luciana Petrucci Ciaschini per la Rubrica i casi della scuola richiama la disciplina del pagamento delle ferie maturate del personale docente a tempo determinato in caso di mancata fruizione. Le ferie per i docenti a tempo determinato trovano una espressa regolamentazione nell’art. 35 del CCNL 2019/2021 che richiama, a sua volta, quanto previsto per il personale a tempo indeterminato con le precisazioni che derivano dalla diversa natura e durata del contratto.
Valentino Donà, per Lo Sportello Assicurativo, tratta della “Copertura gratuita per gli alunni condisabilità”, offerta da molte Società assicuratrici. Alcune società la contemplano anche per i docenti di sostegno, per il Dirigente Scolastico e per il Direttore SGA. L’interrogativo è se, nel caso di aggiudicazione, per questi ultimi si possa raffigurare il reato di peculato. C’è subito da riconoscere che, avendo la responsabilità diretta nella negoziazione dei contratti, la gratuità risulterebbe quantomeno inappropriata sia sotto l’aspetto della richiesta che dell’offerta.