
DIRIGERE LA SCUOLA N.10/2021
Che lezione dalle Paralimpiadi!
Editoriale di Vittorio Venuti
Nel mese di luglio, curiosando tra i post di Facebook ho rinvenuto lo scritto che segue, opera di Anna Ruocco, giovanissima insegnante di sostegno, nel quale una bambina, costretta sulla sedia a rotelle, descrive la propria condizione attraverso l’immagine che le persone le rimandano di lei. Si tratta di una significativa manifestazione di empatia, come normalmente ci si aspetta dagli insegnanti per tutti gli alunni, nessuno escluso.
La situazione degli alunni con bisogni educativi speciali, e più in particolare di quelli con disabilità, definisce un quadro alquanto problematico nella scuola, in coincidenza di un dettato normativo che esalta l’inclusione come orizzonte verso cui l’intera società e non solo la scuola deve tendere.
Le paralimpiadi si sono concluse da poche settimane e, grazie ai media che hanno dedicato ampio spazio all’evento, abbiamo potuto assistere a prove straordinarie di atleti straordinari che, dopo qualche incertezza, abbiamo apprezzato come non manchevoli, tale e tanta la grinta, l’entusiasmo, la caparbia volontà di partecipare fino allo stremo, da farceli percepire semplicemente come personein gara con sé stesse e per noi. Che grande lezione ci hanno dato! Da quali tragedie e da quali incubi si sono sollevate e reinventate!
Ci hanno chiaramente detto che l’handicap è perfettibile, che la persona non coincide con la menomazione, che ognuno ha risorse e potenzialità sorprendenti se solo messo in condizione di riconoscerle ed esplicarle e non importa se la medaglia sarà d’oro, d’argento, di bronzo, o se non ci sarà alcuna medaglia, perché ciascuno ha un proprio personale obiettivo da raggiungere: l’affermazione di sé a sé stesso.
Non è diverso il discorso per gli alunni con disabilità, o più genericamente con BES, che abbiamo nella scuola: sono tutti come quegli atleti in gara con sé stessi per sé stessi e per noi. Ciascuno di loro contiene un progetto di vita e noi ne facciamo parte, la scuola è chiamata a corrispondere al massimo al loro bisogno di crescita, gli insegnanti sono i loro compagni di viaggio che devono saperli sognarein prospettiva lavorando sul presente, facendo loro desideraredi apprendere, di conoscere e di capire; comunque sempre impegnandoli al massimo delle loro possibilità, senza cedimenti, per proiettarli sempre un po’ più in là di quel che riescono a conquistare.
Le persone con disabilità rappresentano la misura della nostrafragilità. Teniamone conto e facciamo in modo che la scuola ne apprezzi la ricchezza e si prodighi per loro adoperandosi al meglio.
Mi chiamo Alice ma non vivo nel paese delle meraviglie.
Mi chiamo Alice, ho 11 anni ma non vivo nel paese delle meraviglie.
Di me dicono che abbia splendidi occhi, ma forse è solo perché la gente preferisce guardare il mio viso anziché le mie gambe.
La mia migliore amica non ha nome, sono stata io a battezzarla “Speedy”. È così che chiamo la mia sedia a rotelle. A volte Speedy, lo confesso, ti odio tanto. Ti odio perché sei una presenza ingombrante, perché la gente guarda prima te che me. Poi, però, mi convinco che non sei né più né meno di un paio di scarpe con le quali iniziare viaggi, avventure, sogni, destini e speranze.
Già, perché io forse vivo con le ruote per terra ma faccio dei salti altissimi, almeno con la mia mente. Ma ogni volta che mi guardate in classe con quello sguardo di pietà misto a commiserazione, mi trascinate giù a terra, tutti.
E qui, proprio qui su questo marciapiede, io non riesco a salire!
Non posso scendere a giocare a palla con voi, non posso giocare a saltare gli ostacoli né a campana.
Molte volte, però, così presa dalla mia immaginazione, riesco a dimenticare tutto ciò. Ma quando incrocio gli sguardi delle persone, mi capita di scorgere nei loro occhi il dispiacere, il loro tormento e la pena. Nei loro occhi leggo la disabilità.
Se forse non saprò correre, con la mente posso volare.
Perché, voi, mai vi accorgete del mio volo?
Sarete anche gabbiani con i vostri piedi, ma io sono Jonathan Livingstone con il mio pensiero.
Mi parlate, ma sento sempre frasi vuote.
Mi chiedete come sto, se sto meglio, se la mia situazione migliori.
Non mi avete mai chiesto, però, quali sono i miei sogni. Forse credete che siano disabili anche questi? Vi sbagliate. I miei pensieri sono vividi come luce, i miei sogni e le mie speranze sono esattamente come tutte quelle di un adolescente. Se vi avvicinate davvero, potete quasi toccarli. Avvicinatevi, ma ad occhi chiusi, perché l’essenziale è invisibile agli occhi.
Mi chiamo Alice e non vivo nel paese delle meraviglie. Non lo sarà mai finché ciò che vedrete fuori sarà sempre più importante di ciò che ho dentro. Io non sono la mia disabilità. Io sono cuore e mente, ma questo nessuno ve lo dice. E invece ve lo vorrei urlare, a squarciagola.
Io non ho scelto la mia disabilità. Io non ho scelto di vivere sulla mia speedy per tutta la vita. Voi invece scegliete ogni giorno di guardarmi e di dirmi “povera piccola”. E, non lo sapete, ma questa è la mia e la vostra più grande disabilità.
La vostra più grande condanna.
Io invece, pur su due ruote, mi sento libera.
Ogni giorno scelgo di essere felice, nonostante tutto.
E se non volete, non fate caso a me.
Io vengo da un altro pianeta.
Ancora vedo orizzonti dove voi vedete confini.
Anna Ruocco- Insegnante di sostegno
Panoramica sugli articoli di questo numero.
Michela Lella sottolinea, in“È riesplosa la normalità?”, come la pandemia ci abbia costretti a modificare i nostri comportamenti ponendoci nell’urgenza di mettere in campo misure alternative per comporre nuovi ambiti di praticabilità in tutti i settori della vita sociale e lavorativa. Il contesto scolastico ha risentito in maniera eccessiva degli effetti negativi dell’emergenza sanitaria approntando una resistenza ammirevole. Adesso, per i presidi, si tratta di misurarsi nell’ambito della fattibilità concretizzando i piani di una produttiva ripresa a vantaggio della formazione degli alunni, nella consapevolezza che occorrerà lavorare principalmente sull’essere piuttosto che sul fare.
Filippo Sturarotratta de “Il Piano di azione per lo sviluppo del sistema integrato di Educazione e di Istruzione dalla nascita ai sei anni”, approvato in sede di Conferenza Unificata, per il quinquennio 2021 - 2025, secondo lo schema di delibera del Consiglio dei Ministri. Alla base dello schema si rilevano presupposti la cui analisi consente di individuare le motivazioni degli interventi ritenuti necessari per lo sviluppo di un sistema integrato 0/6 moderno, efficace e pienamente ancorato alle nuove Linee Pedagogiche, la cui consultazione pubblica, conclusasi di recente, ha suscitato l’apprezzamento dei numerosi soggetti pubblici e privati che vi hanno aderito.
Leon Zingalese Lorenzo Fioramonti suggeriscono “Kronos e Kairos nelle istituzioni scolastiche: banca d’ore come applicazione della moneta complementare”, richiamando la Circolare INPS n. 39 del 17 febbraio 2000 nella quale si analizza l’Istituto della banca ore come strumento per la gestione della prestazione lavorativa, evidenziandone la coerenza con il quadro normativo nazionale ed europeo. Relativamente alle Istituzioni scolastiche, malgrado il CCNL Scuola non preveda l’istituto della banca ore, è possibile inserire tale istituto all’interno del contratto integrativo d’Istituto. Sia nel caso di debiti da pagare che di crediti da riscuotere, tutto deve essere organizzato secondo le modalità previste dalla contrattazione d’Istituto, con regolamento deliberato dagli organi collegiali ed approvato in sede di contrattazione integrativa. Il contributo è completato da un esaustivo fac-simile di Regolamento della banca ore Docenti.
Filippo Cancellieri nel suo pezzo “Implicazioni educative della vulgata meritocratica” fa una articolata analisi delle dinamiche della meritocrazia, un dibattito sempre presente nella nostra società come nella scuola. Quello meritocratico è tutt’altro che un principio fondativo della civiltà, è piuttosto l’architrave di un modello sociale “primitivo”, spietato contro i più deboli, in cui devi competere se non vuoi soccombere.
Rocco Callà propone“Le regole in materia di contrattazione integrativa d’istituto” sullo sfondo del CCNL 2018, che ha riscritto le regole delle relazioni sindacali in ambito scolastico recependo le modifiche legislative che si sono succedute nel corso degli ultimi due anni. Significativo è che, per effetto della modifica apportata al comma 2 dell’art.2 del D.L. n.165 da parte del D.L.gs n.75/2017, è previsto che “eventuali disposizioni di legge che disciplinano il rapporto di lavoro pubblico, possono essere derogate nelle materie affidate alla contrattazione collettiva ai sensi dell’art.40, co. 1, e nel rispetto dei principi stabiliti dal presente decreto, da successivi contratti o accordi collettivi nazionali e, per la parte derogata, non sono più applicabili”.
Loredana De Simoneespone “L’e-Learning tra DaD e FaD”, nel quale illustra le differenze tra le diverse modalità virtuali di apprendimento. L’e-Learning non è assolutamente paragonabile alla didattica a distanza o integrata attuata in questi due ultimi anni, che, di fatto, si è rivelata solo una traslazione della lezione tradizionale dalla cattedra al PC. L’e-Learning, diffuso già da molti anni in diversi contesti scolastici europei, si contrappone alla tradizionale modalità di produzione della conoscenza in vista dell’essenzializzazione di un sapere capace di divenire generativo.
Ada Mauriziorappresenta una situazione particolare: “Oltre la violenza, oltre i confini la formazione congiunta del personale della scuola in carcere” rilevando come dal mondo della scuola in carcere possa arrivare un contributo importante per la formazione di tutto il personale che opera all’interno degli istituti penitenziari, non solo di quello scolastico. L’argomento è attualissimo alla luce dei gravissimi episodi di violenza che si sono verificati il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, resi noti soltanto nel mese di giugno 2021 e che hanno suscitato una unanime reazione di condanna.
Salvatore Giacinto incentra il suo contributo su “L’uso dello strumento della delega in ambito scolastico”, da un lato rilevando le regole per il suo corretto esercizio e dall’altro richiamando la sua importanza come processo organizzativo. La delega si afferma come un istituto obbligato ma anche come risorsa irrinunciabile, a patto che si superino le resistenze personali, si sappia cosa e quanto cedere ad altri e, soprattutto le si dia credito. L’articolo è completato dai principi amministrativi che presiedono alla disciplina della delega e integrato da uno schema di delega di funzioni ai docenti collaboratori.
Rosaria Scotti, per la rubrica CPIA, riflette su “L’Autobiografia degli Incontri Interculturali a scuola” evidenziando l’importanza dell’identità, che non è ciò che ci rende simile agli altri, ma ciò che ce ne distingue e che assume continuamente connotazioni e sfaccettature sempre nuove e diverse secondo la pluralità delle relazioni, delle situazioni, delle appartenenze che ciascuno matura. Il discorso si flette dunque su quanto l’educazione all’interculturalità possa essere significativa nei CPIA, luoghi di incontro e scambio tra molteplici appartenenze.
Mario Di Mauro, per La Scuola in Europa, affronta il tema delle “Alleanze tra educazioni e culture nell’Unione Europea”, tema che sottintende un interrogativo di non poco conto, considerate le differenze di valore tra le diverse aree sociali europee che hanno dato corpo all’idea di UE, che oggi comprende ben 27 Stati membri, legati da un accordo con indubbi effetti sui singoli sistemi di istruzione, inducendo ciascun paese a confrontarsi in modo sistematico con gli altri.
Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia della Gestione, propone“Come si avvia ed evolve il desiderio di conoscere e di capire” per corrispondere alla necessità che gli insegnanti si interroghino sulla ragione biologica e neurofisiologica che sostiene il bisogno di apprendere e di conoscere tenendo anche conto dell’incidenza che ha su di esso la cultura dell’ambiente di crescita. Si delinea un quadro che non si può disconoscere, perché identifica l’alunno, bambino o ragazzo che sia, nelle sue determinanti essenziali.
Vincenzo Casella, per la rubrica Sportello assicurativo, tratta il seguente interrogativo: “Il legale di una famiglia il cui alunno è stato vittima di un sinistro all’interno della scuola, ci chiede, attraverso formale accesso agli atti, di poter avere in copia la segnalazione di sinistro effettuata dalla docente che in quel momento vigilava sull’attività. La scuola è tenuta a fornire la relazione anche se questa rientra tra la documentazione interna dell’Istituto?”.
Gianluca Dradi, per la rubrica La scuola nella giurisprudenza, ritorna sul tema ultimamente molto dibattuto dell’accesso da parte delle organizzazioni sindacali ai nominativi dei lavoratori beneficiari dei compensi accessori dal fondo d’istituto alla luce della recente e sicuramente definitiva pronuncia sulla questione del Consiglio di stato. X