
DIRIGERE LA SCUOLA N. 2/2021
La scuola “strappata” dal covid… o dalla politica?
Editoriale di Vittorio Venuti
Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un concitato e contrastato rincorrersi di voci sull’opportunità di riaprire le scuole secondarie al termine delle vacanze natalizie, con attività didattica in presenza in percentuale variabile. Nel frattempo i contagi sono andati in fibrillazione: un po’ giù, un po’ su e, a volte, a seconda del numero dei tamponi effettuati, anche molto su, al punto da far parlare di minaccia di terza ondata, addirittura preconizzandone una quarta. E allora, riapertura della scuola in presenza il 7 gennaio? Sì senza dubbio! No, non siamo pronti! Sì, Nì, No. Giochiamo sulle percentuali: 75 contro 25, oppure 50 e 50? E poi i trasporti, si lavori sui trasporti, perché occorre garantire che i ragazzi vadano a scuola in tutta sicurezza! Intervengano anche i prefetti! E i prefetti sono intervenuti.
Ognuno ha la sua posizione e tutti hanno ragione, sbandierano convenienze e, all’opposto, sconvenienze come fossero scontate. All’improvviso si è diffuso il virus della scuola, per cui politici, opinionisti, genitori, imbonitori d’assalto sanno cosa è meglio fare e lo dicono con toni perentori, ciascuno fermamente convinto di essere nel giusto e di avere la soluzione al problema. Si ci mettono anche i ragazzi, che vogliono riprendere a tutti i costi e improvvisano sit-in davanti alle scuole e alle sedi regionali: manca loro la relazionalità, il non potersi incontrare con i compagni e il non vedere realmente in faccia i docenti. Anche i genitori si dividono: chi è pro e chi è contro. Pro a cosa e contro chi?
Colpiscono soprattutto le esternazioni dei politici, sempre così pronti a recitare formule ritrite e pretenziose quanto vacue davanti alle telecamere, e si capisce che parlano di scuola senza cognizione e senza alcun reale interesse se non quello di apparire. La politica deve stare fuori dalla scuola, si arriva a dire accoratamente, svicolando sul fatto che, quale che sia la decisione, questa sarà sempre un’espressione politica. Ah, com’era tutto molto più semplice quando la politica non era personalizzata ed esistevano chiare ideologie, quando ancora si pensava che nel Palazzo si agisse “principalmente” per il bene del Paese!
E i medici pediatri, i virologi, gli epidemiologi? Entrando nel merito, predicano prudenza, perché il virus circola con forza, i contagi sono alti e, stante i numeri, consigliano che sarebbe meglio chiudere tutto per almeno un mese e vedere l’effetto che fa. Ma sembra che nessuno dia loro retta. Bisogna riaprire! Ma, allora a che serve il Comitato Tecnico Scientifico?
Risultato: la scuola è stata “strappata”. Da Nord a Sud, da Est a Ovest ogni Regione ha deciso di far rientrare i ragazzi a scuola come ha ritenuto più conveniente sulla base dell’allarme destato dai contagi, secondo un calendario che si è disteso fino ad affacciarsi su febbraio. E i dirigenti scolastici, in tutto questo? E gli insegnanti? Niente! fuori dal giro delle condivisioni, ancora una volta destinati ad uniformarsi a criteri dettati dall’esterno! Si fa presto a pontificare senza tener conto dell’enorme lavoro che comporta il dover organizzare, sospendere, riorganizzare orari, spazi, gruppi, turnazioni, sincronicità di didattica in presenza e a distanza!
Possiamo dire che non c’è assolutamente rispetto per il lavoro dei dirigenti, degli insegnanti e del personale tutto? Scuola strappata e mortificata, campo da invadere maldestramente, dimentichi della sua straordinaria reazione quando la pandemia cominciò a percorrere il Paese seminando il terrore in lungo e in largo, “inventandosi” una reazione esemplare per continuare nel proprio impegno istituzionale, profondendosi senza risparmio di tempo e di energie!
La scuola è una “cosa” seria, ripetiamo continuamente, ed ha bisogno della massima considerazione da parte di tutti, dei politici in primo luogo. La scuola è luogo in cui si raccolgono le speranze del futuro per formarle in prospettiva. La scuola è abitata da persone che cercano ogni giorno di dare il meglio di sé per gli Altri, coerentemente con l’assunto che gli Altri siamo Noi.
Il problema non è apertura sì o no, ma il cedimento che si fa, di continuo, all’improvvisazione, dovendosi rincorrere improbabili soluzioni dell’ultimo momento e, per abitudine, calarle dall’alto sul personale scolastico. Ancora una volta i ragazzi, pur nella contraddittorietà adolescenziale dei loro comportamenti, sollecitando la riapertura della scuola hanno ribadito l’importanza che essa riveste nella loro quotidiana ricerca di senso.
La rivista si apre con l’interrogativo “Quale didattica durante l’epidemia? DaD/DiP/DDI…”, che Michela Lellapropone a stigmatizzare il periodo di particolare confusione che sta subentrando nella scuola, costretta ad abbandonare l’aula per essere sospinta verso una configurazione virtuale sforzandosi di ricreare in tempo reale l’interazione tra docenti e studenti in modalità on-line.
Con la riapertura delle scuole e la ripresa delle frequenza degli studenti della secondaria si è prospettata la nuova situazione di didattica in presenza e, nello stesso tempo, di didattica a distanza. Tale situazione di DiP e di DAD conduce il docente ad operare delle scelte non sempre rispettose dei principi pedagogici a cui la relazione educativa dovrebbe ispirarsi.
Fanno il loro esordio, nella primaria, i giudizi descrittivi al posto dei voti, secondo il dettato del decreto legge 104/2020 e i criteri e le modalità indicate dalle Linee Guida. Ne tratta Filippo Cancellieri nel contributo “Giudizi descrittivi nella primaria: rischi e prospettive”, rilevando come il provvedimento sembri destinato a complicare ed appesantire il lavoro dei docenti prefigurando già che in futuro, nella logica degli avvicendamenti politici, si potrebbe tornare a reintrodurre i voti. Il rischio appare concreto poiché, per veicolare i giudizi descrittivi, serviranno documenti molto più complessi di una pagella, peraltro secondo format “fai da te”, pur nel rispetto della normativa nazionale.
Sul tema della modifica al sistema di valutazione nella scuola primaria è incentrato anche il pezzo di Loredana De Simone“Cambia la valutazione nella primaria”, in cui l’interessata in quanto dirigente scolastico in una scuola primaria offre la sua interpretazione e un possibile modello applicativo di tipo pratico.
Anna Armonepropone alla riflessione “Il ruolo del medico competente nel trattamento dei dati personali”, richiamando l’art.2, comma 1, lettera h del d.lgs. 81/2008 nel quale si definiscono gli obblighi che devono caratterizzare il sanitario.
A seguire, Sandro Valentetratta delle “Dichiarazioni non veritiere rese in occasione dell’accesso alle graduatorie d’Istituto”, questione resa più delicata dal momento in cui gli aspiranti non sono più tenuti a produrre i certificati, potendo comprovare i loro requisiti con dichiarazioni, anche contestuali all’istanza, sostitutive delle normali certificazioni. A fronte di tale semplificazione, che sicuramente è un vantaggio per il cittadino, l’Amministrazione è gravata dall’onere di verificare la veridicità delle dichiarazioni rese dagli aspiranti alle supplenze.
“Facciamo un SELFIE?”è l’invitante titolo con il quale Rossella De Lucaintroduce il questionario finanziato attraverso il programma Erasmus+ e messo gratuitamente a disposizione delle scuole di ogni ordine e grado dalla Commissione Europea per valutare il livello complessivo di innovazione digitale della singola istituzione scolastica, guidandola a considerare tutti quegli aspetti che connotano - da un punto di vista pedagogico, tecnologico e organizzativo - l’integrazione del digitale nella didattica favorendone un’efficace integrazione e un ottimale utilizzo all’interno dei processi di insegnamento/apprendimento.
In considerazione della situazione anomala disegnata dalla pandemia al suo primo diffondersi, che ha portato alla chiusura delle scuole, Giacomo Mondelli si è posta la necessità di passare dal ragionare sul disagio provato dai ragazzi a scuola a considerare se (come e perché) gli adolescenti stanno male senza la scuola e lo ha fatto predisponendo un questionario che ha sottoposto agli studenti del suo Istituto. Nel contributo “Ma, davvero, i ragazzi stanno male senza la scuola?”, sono raccolti e commentati gli esiti dell’indagine. I nodi che emergono: a) La mancanza di contatto umano e di relazioni con i compagni, ossia in presenza, a scuola; b) La mancanza delle lezioni e dei docenti; c) La mancanza della scuola, della quotidianità, della sua aria e della comunità.
Filippo Sturaroriferisce de “Gli alunni con disabilità nel rapporto ISTAT a.s. 2019/2020”. I dati, rilevati su tutte le scuole statali e non statali di tutti gli ordini scolastici riportano un incremento degli alunni con disabilità di ben 13mila unità, con un aumento del 6%. Molto interessante la fotografia della situazione, che va oltre il dato numerico per rilevare anche gli aspetti connessi all’assistenza e alla didattica, questa particolarmente interessata dalla pandemia e dalla DaD. Un dato su cui riflettere e che ha visto le scuole in affanno è quello relativo alla richiesta di insegnanti specializzati per le attività di sostegno, che appare in costante aumento ma a fronte di un numero di docenti specializzati decisamente inadeguato rispetto alla domanda.
Provocatorio il titolo, “Il dirigente Imperfetto” che Linda Smurra dà al proprio intervento, nel quale ridisegna la figura del dirigente ora immaginandolo come un super eroe, ora come un mago. Interessante il richiamo, al dirigente, perché si riconosca di essere anche vulnerabile, esercizio che conduce a discernere il proprio livello di esposizione emozionale, perché la vulnerabilità è vicina a sensibilità e delicatezza, doti che aiutano le persone a vivere le esperienze quotidiane con empatia.
A seguire Raffaella Scibi nel suo pezzo “Legge di bilancio 2021: Le novità per le istituzioni scolastiche”propone schematicamente un’analisi di tutte le misure che la legge di bilancio contempla per le istituzioni scolastiche.
Per La Scuola in Europa, Mario Di Mauro, intento nella prosecuzione esplorativa dei sistemi d’istruzione europei tratta de“L’Austria e la sua scuola tra innovazione e conservazione”. La digressione si avvia dall’apporto decisivo che l’imperatrice Maria Teresa d’Austria produsse, nel 1770, introducendo il principio della laicità nell’istruzione e quindi la ragione per dare origine ad un vero e proprio sistema scolastico nazionale.
Gianluca Dradi propone una riflessione sulla“Libertà di insegnamento e censura dell’attività didattica. Il caso dell’insegnante Dell’Aria” commentando la sentenza del Tribunale di Palermo n. 3907 del 14.12.2020, in favore dell’insegnante Dell’Aria che, accusata di non aver saputo vigilare su un elaborato dei propri studenti nel quale si faceva un parallelismo tra le leggi razziali del 1938 e il decreto sicurezza dell’allora Ministro degli Interni Salvini, era stata poi sanzionata con sospensione dal servizio per 15 giorni.
Per la rubrica CPIA, Rosaria Scottiparla dell’importanza di considerare “Il racconto di sé nell’educazione degli adulti”, focalizzandone l’indubbia utilità nel caso di adulti con un livello di padronanza linguistica basso, che può essere supportato da contenuti digitali anche in un’ottica di educazione all’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie, come vogliono le linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica.
Per la rubrica di Psicologia della Gestione, Vittorio Venutipropone una rilettura della teoria motivazionale di Maslow, rilevando che“L’insegnamento agisce tra bisogni da mancanza e bisogni di crescita”. L’invito è a non considerare i bisogni come fasi che si attraversano, come a volte capita di sentire, ma come condizioni che agiscono continuamente nell’individuo lungo tutto il suo percorso di vita. Da qui la necessità di rivedere la relazione insegnante-allievo sotto questa nuova luce. X