Movimento 5 Stelle per lo sciopero e contro test Invalsi
Tempo di Test Invalsi e tempo di proteste. A dare man forte ai contestatori delle prove Invalsi si schiera il Movimento 5 Stelle che, col deputato Luigi Gallo prende una posizione netta: «Il sistema dei test Invalsi tratta i bambini e i ragazzi come prodotti da supermercato a cui dare un prezzo ed un valore. È una pubblicità ingannevole. È un sistema che ha l’obiettivo di svilire le capacità degli adolescenti, dei docenti e delle scuole che puntano sulla creatività e sui valori della comunità. È un sistema che ha la volontà di piegare la scuola sotto indici economici, aziendali. È un sistema senza alcun fondamento scientifico pedagogico. È un sistema che mortifica le diversità, la creatività, il pensiero divergente».Con le prove Invalsi gli alunni sono«marchiati a vita con un numero che entra in pagella, che entra per sempre nel curriculum dello studente», un modo che fa sì che «la bellezza di un ragazzo, tutte le sue altre capacità non varranno più nulla».
Da qui la promessa del Movimento che «una volta al governo cancelleremo il sistema di potere dei test Invalsi». Sostegno quindi a chi boicotta le prove e appoggio alle proteste del mondo della scuola che vorrebbe abolirlo, perché quello dell’Invalsi «è un sistema che ha la volontà di piegare la scuola sotto indici economici e aziendali».
Appoggio anche agli insegnanti e studenti che protesteranno contro «un sistema che mortifica le diversità, la creatività e il pensiero divergente», quindi sostegno a Cobas e Unicobas che hanno proclamato due giorni di sciopero il 3 e il 9 maggio, in coincidenza del primo giorno di test di italiano per gli alunni di seconda e quinta elementare e del giorno del test di matematica per gli studenti del secondo anno delle scuole superiori. Il 3 si asterranno dal lavoro docenti e personale Ata di asili, elementari e medie. Il 9 toccherà invece agli insegnanti delle scuole superiori. E quel giorno pure gli universitari di Uds e Link scenderanno in piazza in molte città d’Italia «per rivendicare un’istruzione davvero inclusiva e gratuita».
Nel frattempo, invece, la ministra Fedeli, in coerenza con il proprio ruolo istituzionale, ha espresso il proprio aitest definendoli «prove necessarie per arrivare all’esame, ma non più oggetto di esame», prove «importanti come valutazione per le scuole, ma è importante che le stesse famiglie siano a conoscenza dello stato di apprendimento dei ragazzi».