Non si è ancora esaurita la seconda ondata dell’epidemia e già se ne prospetta una terza che dovrebbe arrivare nel periodo natalizio.

Intanto, questa seconda ondata sale e non ha ancora raggiunto il culmine. Le scuole cominciano a soffrirne: sono molti i casi di bambini che “portano” in aula il virus dei loro genitori, costringendo alla chiusura di intere classi e al ricorso della didattica a distanza.

In Germania si registrano 300 mila alunni e 30 mila insegnanti in quarantena.

Anche in Spagna la situazione è problematica, con oltre 6.000 aule in quarantena e 27 istituti chiusi.

Intanto, in Italia, la ministra Azzolina non vuole sentir parlare di sospensione della didattica in presenza, sostenendo che “rispetto a marzo la situazione è diversa, la scuola all’interno si è molto preparata” e aggiungendo: “Si deve pensare ai rischi derivanti dalla chiusura delle scuole, rischiamo un disastro dal punto di vista psicologico, dello sviluppo formativo, sociologico, educativo di un bambino. Un bambino che in Campania o in altre Regioni deve imparare a leggere e scrivere non può farlo semplicemente da dietro uno schermo”.

 Per la ministra si avrebbero ripercussioni sulla“dispersione scolastica soprattutto in alcune regioni del sud dove la dispersione c’era già in tempo di pace, figurarsi ora che siamo in tempo di guerra; oggi un bambino campano, a causa di un regionalismo delle diseguaglianze, non ha lo stesso diritto di andare a scuola di un bambino veneto e lombardo”.

 

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