In Ucraina forse solo una falsa lettura della grande civiltà europea alla quale tutti apparteniamo
Mario Di Mauro
A quanto pare si va ponendo come problema la stessa propria lingua madre, quello per tutti sempre creduto il 'marchio di fabbrica' di una popolazione. E la questione sembra essere cruciale, persino rispetto alla propria esistenza e sopravvivenza. La domanda è d'obbligo dunque: si tratta di forma solo regionale l'ucraino? Un dialetto locale della lingua russa o c'è dell'originalità nella sua propria riconosciuta musicalità come tra i linguisti si sostiene, la tipicità di un parlato ucraino in sè? Tale da scatenarci una vera e propria guerra distruttiva di vite umane?
Mancano le parole, e difettano persino i concetti con cui elaborare quello che chiamiano 'un ragionamento', quel modo del fare cognitivo con cui leggiamo le stesse avvventure di quell' "homo sapiens sapiens" nel farsi "homo economicus". E secondo Henri-Louis Bergson, che ne sapeva non solo di psicologia ma anche di biologia, addirittura "homo faber",ad indicare l’attitudine a trasformare la realtà. "Homo faber" in quanto capace di creare oggetti con cui fabbricare altri oggetti, strumenti per creare strumenti. Proprio come è stato per la lingua quando anch'essa si è fatta strumento, forse il più complesso strumento mai costruito dall'uomo.
Sì, una lingua per comunicare con gli altri. Un problema serio ieri come oggi, ma divenuto nello scorrere del tempo molte cose a volte facili a volte difficili, alcune buone altre cattive. Una dinamica prolifica di eventi anche perchè culturalmente sensibile nell'associarvi usi e i costumi di un gruppo di umani inevitabilmente modulati da fattori di ogni natura.
Ecco allora il nomadismo ed ecco la pastorizia, ecco gli scontri ed ecco la convivenza e la solidarietà tra diversi.
(Pubblicato su DIRIGERE LA SCUOLA N.5 Maggio 2022)