Rivista mensile di Formazione e Aggiornamento professionale e culturale per i docenti delle scuole di ogni ordine e grado
Editorialedi Ivana Summa
Dall’insegnamento agli apprendimenti: le tecnologie al servizio della didattica
TEMI E PROBLEMI DI SCUOLA: approfondimenti
Smartphone, tablet, dispositivi elettronici vari: benvenuti a scuola o da espellere? di Luciano Lelli
Le Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione a supporto della didattica di Feldia Loperfido e
Giuseppe Ritella
E-Learning nella formazione dei docenti
di Carmelina Maurizio
Piani di lavoro, progettazione educativo-didattica e curricolo. Linee di sviluppo di Nicola Serio
TEMI E PROBLEMI DI SCUOLA: attualità
Fare l’insegnante in carcere di Lia Pensabene
Istruzione e formazione professionale: un’occasione mancata? di Gian Carlo Sacchi
La creatività digitale… leva strategica per il miglioramento del successo formativo di Caterina Bagnardi
SCUOLA DELL’INFANZIA
Parliamo di noi: femmine e maschi di Nicoletta Calzolari
SCUOLA PRIMARIA
Insegnare a Sognare di Rita Quinzio
Leggere e scrivere al tempo del web di Gheti Valente
Tecnologie interattive e soluzione di problemi: la didattica del fare di Emanuela Cren
SCUOLA SECONDARIA I GRADO
Placetelling e Storytelling di Vincenzo Palermo
SCUOLA SECONDARIA II GRADO
Il digitale a scuola, facciamo il punto. L’Europa ci guarda di Anna Alemanno
L’e-learning per un apprendimento significativo di Loredana De Simone
ISTRUZIONE DEGLI ADULTI
Migranti: apprendimento della lingua e cultura italiana e integrazione di Lorella Tomirotti
Rubriche
Maestri del PASSATO che parlano al PRESENTE
La lezione di Sant’Agostino di Loredana De Simone
Le Parole della Scuola
Competenze di Ivana Summa
Scuole che innovano
Un’innovazione didattica nel nuovo ordinamento “Web Community” di un Istituto di Istruzione Superiore di Serena Selvaggia Pezone e Domenico Consoli
Legislazione e normativa scolastica
Il valore delle norme interne all’istituzione scolasticadi Anna Armone
Un LIBRO al mese
Da Le linee rosse e Quando inizia la nostra storia: quali stimoli per l’insegnamento/apprendimento? di Flavia Marostica
Come sempre accade, quando si verifica un avvicendamento politico, la scuola viene chiamata in ballo con promesse salvifiche. Non è sfuggito alla regola neanche il neoeletto segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che, domenica, all’Assemblea Nazionale, nel discorso che celebrava la cerimonia di investitura ha richiamato l’attenzione su due leggi da proporre subito: “quota 10” e istruzione pubblica, che non ha esitato a definire come “architrave di un’ampia operazione di crescita”.
L’istruzione pubblica, ha precisato, deve essere oggetto di “scelte radicali a cominciare dalla prossima legge di bilancio; per chiedere l’aumento dei salari a tutti i maestri e le maestre e l’apertura a tempo pieno delle scuole del Paese”.
Il Ministro Marco Bussetti ha firmato il decreto di adozione del nuovo “Sistema di misurazione e valutazione della performance” del Miur, in vigore già a partire da quest’anno, al fine di migliorare la qualità dei servizi offerti dal Ministero ai cittadini e far crescere le competenze professionali del personale attraverso la valorizzazione del merito.
Le nuove disposizioni, che sono state anche oggetto di apposito confronto con le organizzazioni sindacali, si sono rese necessarie per aggiornano il sistema di valutazione del Miur alla luce delle recenti modifiche normative intervenute sul decreto legislativo 150 del 2009 in materia di riforma della Pubblica Amministrazione. Alla loro formulazione si è adoperato un tavolo tecnico predisposto ad hoc e coordinato dall’Organismo Indipendente di Valutazione della performance(OIV) scaduto da due anni e riattivato dal Ministro Bussetti. Le novità relative al Sistema di misurazione e valutazione della performance.
Per Bussetti “Il nuovo Sistema sarà uno strumento fondato sulla profonda connessione tra programmazione, obiettivi, risorse, attività e risultati del Miur. Vogliamo che il nostro Ministero funzioni sempre meglio, che sia sempre più efficiente e offra servizi di qualità ai cittadini, a partire dai suoi numerosissimi dipendenti”.
In forza di questo testo, precisa il Ministro, “riduciamo fortemente gli spazi di discrezionalità– e introduciamo criteri e parametri di misurazione e valutazione più oggettivi. Il nuovo Sistema ci consentirà di avere maggiore trasparenza all’esterno e allo stesso tempo di gestire meglio il lavoro all’interno dei nostri uffici: ci permetterà di monitorare la nostra azione, di correggere il tiro in caso di bisogno e di valorizzare il lavoro del personale del Ministero”.
Tra le novità introdotte si evidenzia l’eliminazione del meccanismo dell’autovalutazione della performance della macchina organizzativa e amministrava del Miur, che avverràseguito di un processo di valutazione precisamente scandito nelle fasi e nei tempi, sulla base di criteri più oggettivi, e che coinvolgerà figure dirigenziali e non, quindi affidando con chiarezza con chiarezza ruoli specifici ai principali attori che sono parte del ciclo della performance e riconoscendo il contributo dato da ciascun dipendente in relazione al diretto grado di responsabilità.
La valutazione comprenderà le attività degli enti vigilati o partecipati dal Ministero e rivolgerà particolare attenzione anche al parere dei cittadini e degli utenti esterni, attraverso questionari einiziative dedicate).Riguardo alla valutazione dei singoli dipendenti si prevedono procedure di conciliazione in caso di disaccordo sul giudizio finale.
Governo e Camera dei Deputati hanno approvato la mozione che impegna il Governo ad adottare iniziative per introdurre progressivamente e gradualmente, entro il 2022, nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo di istruzione lo studio del pensiero computazionale e del Coding nell’ambito del curricolo digitale obbligatorio, in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo.
La prima firmataria della mozione, n. 1-00117, è l’On. Aprea (capogruppo F.I. della Commissione Cultura) che, dopo aver espresso grande soddisfazione per l’approvazione, ha spiegato: “Governare con scelte pubbliche le trasformazioni della quarta rivoluzione industriale con tempestività e lungimiranza richiede, prima di tutto, l’introduzione dell’insegnamento del Coding sin dalla scuola dell’infanzia e primaria per favorire la formazione del pensiero computazionale, la creatività digitale, e più generalmente, la cittadinanza digitale. Intelligenza artificiale, robotica e biotecnologia, costituiscono i nuovi campi da sviluppare per favorire una nuova era del lavoro, migliorare anziché sostituire le condizioni e le opportunità del lavoro. Per questo, il Coding, la programmazione informatica, deve essere considerata come la quarta abilità di base per le nuove generazioni di studenti, insieme al leggere, allo scrivere e al far di conto.
“L’Italia presenta un elevato indice di rischio di cambiamento pari al 35,5 per cento dei lavori attuali, al di sopra della media internazionale. Se ignoriamo queste trasformazioni e non interveniamo per alfabetizzare le nuove generazioni ai linguaggi delle nuove tecnologie si allargheranno le lacune di competenze, si creeranno nuovi e maggiori diseguaglianze e polarizzazioni”.
Per raggiungere entro il 2022 questo obiettivo al Governo si chiede di rispettare i seguenti impegni:
– a considerare lo studio del « coding» e la dotazione nelle classi degli strumenti tecnologici a tal fine necessari come nuovi aspetti degli ambienti per l’apprendimento in sostituzione degli arredi tradizionali, quali le lavagne di ardesia e la tradizionale organizzazione degli spazi con banchi e sedie non modulabili;
– a valutare, di conseguenza, la dotazione di strumenti hardware avanzati quali componente essenziale dei nuovi ambienti di apprendimento;
– ad adottare misure affinché gli edifici scolastici di nuova costruzione siano predisposti per facilitare la diffusione del coding a scuola;
– ad adottare iniziative per prevedere, a partire già dall’anno scolastico in corso, percorsi di formazione per il personale docente delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, al fine di sensibilizzarlo alle nuove metodologie didattiche digitali attraverso cui veicolare gli apprendimenti e raggiungere gli obiettivi delle indicazioni nazionali;
– a promuovere e favorire iniziative volte all’alfabetizzazione e allo sviluppo dell’apprendimento del « coding» nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Con largo anticipo rispetto al passato, anche in considerazione delle novità che entrano in vigore per effetto del decreto legislativo 62 del 2017, è disponibile sul sito del MIUR l’ordinanza ministeriale relativa all’Esame di Stato conclusivo del II ciclo di Istruzione. Il documento guiderà presidenti, commissari e docenti nelle tappe di avvicinamento alle prove di giugno e nello svolgimento delle stesse. “Con l’ordinanza – spiega il Ministro Bussetti - offriamo un quadro chiaro delle norme e delle diverse tappe dell’Esame. Nelle prossime settimane andremo avanti con le simulazioni della prima e della seconda prova che abbiamo voluto per consentire a insegnanti e studenti di ‘testare’ i nuovi scritti previsti dal decreto 62 del 2017. Proseguiremo anche gli incontri sui territori con docenti e ragazzi”.
I contenuti dell’O.M.
- Entro il prossimo 15 maggio ogni consiglio di classe elaborerà un documento che espliciterà “i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo” seguito dagli studenti e anche “i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti”. Il documento illustrerà, poi, le attività, i percorsi e i progetti eventualmente svolti nell’ambito di “Cittadinanza e Costituzione” ai fini della prova orale. I commissari condurranno il colloquio tenendo infatti conto di quanto previsto dal documento elaborato dai docenti della classe.
- La prima riunione plenaria delle commissioni si terrà il prossimo 17 giugno alle 8.30. La prima prova, italiano, è calendarizzata per il 19 giugno, alle 8.30. il giorno dopo, giovedì 20 giugno, sempre alle 8.30, ci sarà la seconda prova, diversa per ciascun indirizzo di studi. L’ordinanza individua anche le date per le eventuali prove suppletive.
- Una specifica sezione del documento è destinata alla prova orale: le commissioni dovranno dedicare un’apposita sessione di lavoro alla sua preparazione. Il colloquio prenderà il via da materiali predisposti dalla commissione (testi, documenti, esperienze, progetti, problemi) e che servirà a verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi caratteristici delle singole discipline e la capacità del candidato di utilizzare le proprie conoscenze e di metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale. I materiali, precisa l’ordinanza, costituiranno solo uno spunto di avvio del colloquio che si svilupperà poi in una più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare, per fare emergere al meglio il percorso fatto da ciascuno studente. Nella predisposizione di questi materiali di partenza la commissione terrà conto del percorso didattico effettivamente svolto, in coerenza con il documento prodotto a maggio da ciascun consiglio di classe.
- Per garantire a tutti i candidati trasparenza e pari opportunità, la commissione predisporrà, per ogni classe, un numero di buste con i materiali di avvio del colloquio pari al numero dei candidati aumentato almeno di due unità, in modo da assicurare anche all’ultimo candidato di esercitare la facoltà di scelta fra tre buste. Il giorno del colloquio, infatti, il presidente di commissione preleverà in modo casuale tre buste alla presenza di ciascun candidato e le sottoporrà a quest’ultimo che ne sceglierà una. I materiali delle buste già scelte dai candidati non potranno essere riproposti in successivi colloqui.
Il 26 marzo il MIUR pubblicherà una nuova simulazione della prova di italiano, il 2 aprile è in calendario la pubblicazione di ulteriori esempi della seconda prova.
In allegato, l’ordinanza completa.
EDITORIALE di Vittorio Venuti - Cambia l’Esame di Stato, ma il sistema non cambia!
In quest’ultimo periodo, anche in coincidenza con gli scrutini quadrimestrali e con l’approssimarsi della conclusione dell’anno scolastico, come ricorre ormai da anni,è tornato ad accendersi il dibattito sulla funzione della bocciatura e sull’utilità di ripetere l’anno scolastico. Questione che riemerge puntualmente ma che continua a non trovare riscontro negli alti vertici, che preferiscono impegnarsi in interventi di facciata più che non di sostanza. Non sfugge a questa logica neanche l’operazione di restyling dell’esame di maturità, intervenuto in corso d’anno scolastico e, quindi, già solo per questo foriero di malumori non solo tra gli studenti.
Immaginiamo che anche la frequenza scolastica comporti una sorta di contratto tra scuola, studenti e genitori e che qualsiasi modifica si voglia apportare debba essere spiegata nelle premesse e nelle intenzioni, motivata e giustificata certamente non da discutibili scelte di parte. Soprattutto occorrerebbe che le modifiche introdotte rientrassero in una visione riformatrice del sistema d’istruzione, e non adombrassero Il sospetto che si tratti di ripicche ideologiche.
Certamente, quello delle bocciature è un problema serio, che non trova alcuna giustificazione valida nell’ambito della scuola dell’obbligo e che, anche per gli anni successivi non è indenne da critiche, non tanto o non solo perché si configura in termine di punizione, ma soprattutto perché espressione di un sistema che dalla legge Casati (1859) ad oggi non è riuscito a modificarsi sostanzialmente!
Argomenti:
Giacomo Mondelli - Una Proposta di Atto di Indirizzo: l’Articolazione degli Indirizzi Generali per l’azione formativa
Maria Rosaria Tosiani - I nuovi adempimenti per le istituzioni scolastiche in materia pensionistica
Raffaella Scibi - Reddito di cittadinanza
Antonio Di Lello - Congedo straordinario retribuito
Maria Rosaria Tosiani - La gestione del fondo minute spese. Le novità del nuovo regolamento di contabilità
Filippo Sturaro - Diventare insegnante di sostegno. Corsi di specializzazione al via!
Silvia Giannone - Le occupazioni studentesche: quando sfociano in violenza privata e interruzione di pubblico servizio
Angelo Muratore - Volontarietà dei contributi scolastici e loro detraibilità/deducibilità
Luciana Petrucci Ciaschini - Riscatto laurea. Le novità del D.L. del 17/01/2019
Sandro Valente - Per il personale ATA il nuovo contratto prevede la determinazione concordata della sanzione
Notizie:
Alternanza Scuola-Lavoro: si cambia
Personale cessato dal servizio dal 02/01/2016 in poi: applicazione CCNL 19/4/2018 - Luciana Petrucci Ciaschini
Rubriche:
PENSIAMOCI SU... a cura di Angelo Muratore
Per la Corte di Giustizia Europea va applicata la parità di trattamento tra lavoratori precari e non
L’ANGOLO DELLA PSICOLOGIA a cura di Vittorio Venuti
Le reciproche aspettative come presupposto alla realizzazione del benessere organizzativo
GIOCANDO S’IMPARA
RISPOSTA AI QUESITI POSTI DAI LETTORI
NOTE DI GIURISPRUDENZA IN MATERIA SCOLASTICA
Editoriale: Vittorio Venuti - Cambia l’Esame di Stato, ma il sistema non cambia!
Francesco G. Nuzzaci - Sull’autonomia differenziata in materia d’istruzione
Michela Lella - In cerca di credibilità
Damiano Verda - Riforme educative: l’agenda Macron
Antonio Di Lello - Il nuovo Esame di Stato del 2° ciclo. Cosa cambia da quest’anno (Prima parte)
Maria Torelli - Didattica per competenze e nuovo esame di stato: aspettando le simulazioni della seconda prova scritta
Anna Armone - La responsabilità in vigilando del dirigente scolastico sull’ esercizio dell’azione amministrativa
Gian Carlo Sacchi - Istruzione e formazione professionale: un’occasione mancata?
Loredana Garritano - Gli alunni con cittadinanza non italiana e le buone pratiche di una scuola per tutti
Maria Rosaria Tosiani - Pensioni scuola a.s. 2019/2020
Rubriche:
I CASI DELLA SCUOLA ... a cura di Antonio Di Lello
Indennità funzioni superiori - Riconoscimento del diritto al compenso
LA SCUOLA IN EUROPA … a cura di Mario Di Mauro
Scuola di ieri, scuola di oggi nella ex-Jugoslavia
PSICOLOGIA DELLA GESTIONE … a cura di Vittorio Venuti
Concorso dirigenti All’orale cadono le maschere ovvero: come ci si presenta al colloquio orale?
I sindacati del comparto scuola( FLC Cgil, Uil Scuola, Cisl Scuola,SNALS Confsal, Gilda)sono unanimi nella decisione di avviare una mobilitazione generale contro l’annunciata regionalizzazione del sistema d’istruzione e a sostegno di altre problematiche importanti quali il rinnovo del contratto, la lotta alla precarietà, la valorizzazione del personale ATA.
I sindacati ritengono che quella attuale sia una fase straordinaria e cruciale nella quale è indispensabile rilanciare con forza la valenza strategica del sistema di istruzione, rivendicando significativi investimenti per la valorizzazione delle professionalità e la stabilità del lavoro, condizioni necessarie per assicurare al Paese una scuola di qualità. Obiettivi irrinunciabili da perseguire con un’azione incisiva e determinata. Nei prossimi giorni verrà definito un piano dettagliato di iniziative di mobilitazione, puntando a raccogliere il massimo di unità e compattezza della categoria.
C’è un’emergenza salariale, affermano i segretari generali, che si trascina da tempo; trattamenti economici inadeguati a riconoscere l’importanza e il valore del lavoro nei settori della conoscenza determinano una situazione che vede il nostro Paese in pesante svantaggio rispetto alla media delle retribuzioni europee, come attestato più volte da indagini e ricerche internazionali. Le scelte fatte con la legge di stabilità per il 2019 negano ad oggi la possibilità di compiere, col rinnovo del contratto, un passo significativo in direzione di un riallineamento retributivo alla media europea: smentiti ancora una volta impegni e promesse, che non hanno alcuna credibilità se non trovano riscontro in precise e concrete scelte di investimento.
Intanto continua Il ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato non si è affatto ridotto negli ultimi anni, nonostante ripetuti interventi legislativi in materia di reclutamento. Relativamente al personale ATA si evidenzia come sia costretto a carichi di lavoro crescenti e sempre più gravosi, con organici inadeguati e ricorso abnorme, anche in questo settore, a contratti a termine. Pesano norme che ostacolano o impediscono la sostituzione del personale quando si assenta, si accumulano sugli uffici di segreterie incombenze di ogni genere, spesso senza adeguato supporto in termini di strumentazione.
Prosegue la viva protesta dei Direttori sga delle istituzioni scolastiche per il mancato riconoscimento professionale perpetrato da anni a loro danno da Governo ed Organizzazioni sindacali.
Partita dai Direttori della provincia di Enna – riuniti nella loro associazione ADAS – la restituzione dell’aumento contrattuale mensile di € 6,50 relativo alla indennità di direzione. Si attende ora la riapertura del negoziato ed un recupero effettivo delle prerogative professionali di una categoria da troppo tempo bistrattata, sia in termini giuridici sia in campo economico.
Il versamento – effettuato singolarmente da ciascun protagonista sull’ Iban della sezione di Tesoreria provinciale territorialmente competente – riporta la seguente causale:
“RESTITUZIONE ELEMOSINA CONTRATTUALE DIRETTORI SGA”
Un atto che esprime pienamente disagio e sofferenza nonché l’umiliazione subita da una categoria di professionisti del mondo della scuola.
Enna, 05/03/2019
Giuseppe Rinaldi
Presidente provinciale ADAS
Da “Italia Oggi”, 5 marzo 2019:
Intervenendo su un tema politico caldo come quello dell’autonomia differenziata, il Ministro Bussetti ha dichiarato che può essere «un’opportunità di crescita» per la scuola, senza creare disparità tra Nord e Sud, quindi h specificato che «i programmi e gli ordinamenti, per esempio, resteranno allo Stato… Non smetteremo di fare ciò che facciamo adesso: definire un’azione politica che miri a offrire la migliore istruzione possibile ai giovani».
«L’autonomia è un’opportunità – ha chiarisce il Ministro -. Già oggi quella scolastica dà la possibilità agli istituti di progettare le proprie attività recependo le esigenze degli studenti e dei territori. Abbiamo già discusso a livello tecnico e stiamo adesso discutendo a livello politico le richieste di alcune Regioni. Lo Stato comunque avrà sempre un ruolo fondamentale: dovrà vigilare affinché vengano assicurati ovunque, allo stesso modo, servizi di qualità.Saranno garantiti livelli di educazione e formazione adeguati in tutto il territorio nazionale (…). Stiamo valutando tutti gli aspetti e i risvolti di una possibile autonomia differenziata, così da portare specifiche attenzioni alle singole Regioni interessate e al sistema nel suo complesso. Sicuramente l’obiettivo è fornire maggiori e migliori servizi ai cittadini».
Riferendosi al reclutamento dei futuri docenti, il ministro ha ribadito che «Il reclutamento avviene per concorso, lo prevede la Costituzione. Per questo vogliamo concorsi snelli, trasparenti e banditi periodicamente, sulla base delle esigenze effettive delle scuole e dei territori. È questo il modello di reclutamento di questo governo. Chi supera le selezioni, va in cattedra. Con un vincolo di permanenza. Crediamo che sia il modo migliore per rispettare le ambizioni di chi vuole insegnare e garantire il diritto a un’istruzione di qualità agli studenti. In ogni caso, come dimostra l’emendamento citato, che è frutto di un accordo politico di maggioranza, vogliamo valorizzare il percorso fatto da chi ha già insegnato».
Sollecitato da un post della senatrice Liliana Segre, nel quale rappresentava grosse perplessità per l’esclusione del tema storico dalle prove della maturità, chiedendone il ripristino almeno dal prossimo anno scolastico, il Ministro Bussetti ha replicato con una lettera rassicurante su “Repubblica”:
“Voglio rassicurarla – scrive il Ministro – sul fatto che il Ministero che ho l’onore di guidare non ha alcuna intenzione di penalizzare una disciplina come la storia, fondamentale per la crescita di cittadini responsabili e consapevoli. Non ci sarà alcuna penalizzazione nemmeno nell’esame di Stato. Anzi. La storia sarà presente nelle prove di giugno. È il mandato che ho dato personalmente al gruppo di lavoro incaricato di predisporre le tracce di Italiano.”
Nella lettera, il ministro fa notare che già “Il 19 febbraio scorso i nostri studenti hanno avuto la possibilità di misurarsi con una simulazione della prima prova scritta della maturità. I testi proposti dimostrano ciò che dicevo poco fa: la storia non è mancata e non mancherà nelle tracce. E potrà essere proposta, in modo trasversale, non in una sola tipologia di prova, come accadeva prima, ma in più tracce. Nell'analisi e nell'interpretazione di un testo letterario, come anche nell'analisi e nella produzione di un testo argomentativo. Le tracce di argomento storico erano più di una e sono state affrontate e apprezzate da moltissimi ragazzi. Questo vuol dire, in sintesi, che gli studenti hanno potuto affrontare temi storici più che in passato”.
“I giovani sono il futuro del Paese – conclude il Ministro -. Vogliamo per loro un'educazione di qualità: lo studio della storia è fondamentale e non abbiamo alcuna intenzione di eliminarlo dalla loro formazione”.
Nell’ambito di una intervista rilasciata al “Quotidiano Nazionale” del 22 febbraio, il Ministro Bussetti ha evidenziato che sono da prevedere più docenti di sostegno in classe il “il prima possibile”, quindi più strumenti agli insegnanti perché la scuola includa tutti, a cominciare e dagli alunni che vivono una situazione di disagio.
“La scuola italiana è all’avanguardia rispetto a tanti altri Paesi sul tema dell’inclusione, siamo un’eccellenza - ha sottolineato -. E con scuola in ospedale e istruzione domiciliare riusciamo ad andare incontro alle esigenze educative di chi non può frequentare le aule. Sono un uomo di scuola e negli anni da provveditore di Milano ho conosciuto tanti insegnanti, disposti, con grande generosità, a fare anche più del loro lavoro per sostenere tutti gli studenti. Il loro è un compito prezioso”.
Con un comunicato del 21 febbraio la Corte Costituzionale precisa che è incostituzionale l’obbligo generalizzato di pubblicare on line i dati su reddito e patrimonio dei dipendenti pubblici e che debba ritenersi valido solo per gli “apicali”
Con la sentenza n. 20 depositata il 21 febbraio 2019 (relatore Nicolò Zanon), la Corte costituzionale ha infatti dichiarato illegittima la disposizione che estendeva a tutti i dirigenti pubblici gli stessi obblighi di pubblicazione previsti per i titolari di incarichi politici. La pubblicazione riguarda, in particolare, i compensi percepiti per lo svolgimento dell’incarico e i dati patrimoniali ricavabili dalla dichiarazione dei redditi e da apposite attestazioni sui diritti reali sui beni immobili e mobili iscritti in pubblici registri, sulle azioni di società e sulle quote di partecipazione a società. Questi dati, in base alla disposizione censurata, dovevano essere diffusi attraverso i siti istituzionali e potevano essere trattati secondo modalità che ne avessero consentito l’indicizzazione, la rintracciabilità tramite i motori di ricerca web e anche il loro riutilizzo.
La Corte ha ritenuto irragionevole il bilanciamento operato dalla legge tra due diritti: quello alla riservatezza dei dati personali, inteso come diritto a controllare la circolazione delle informazioni riferite alla propria persona, e quello dei cittadini al libero accesso ai dati e alle informazioni detenuti dalle pubbliche amministrazioni.
Secondo i giudici costituzionali, il legislatore, nell’estendere tutti i descritti obblighi di pubblicazione alla totalità dei circa 140.000 dirigenti pubblici (e, se consenzienti, ai loro coniugi e parenti entro il secondo grado), ha violato il principio di proporzionalità, cardine della tutela dei dati personali e presidiato dall’articolo 3 della Costituzione.
Pur riconoscendo che gli obblighi in questione sono funzionali all’obiettivo della trasparenza, e in particolare alla lotta alla corruzione nella Pubblica amministrazione, la Corte ha infatti ritenuto che tra le diverse misure appropriate non è stata prescelta, come richiesto dal principio di proporzionalità, quella che meno sacrifica i diritti a confronto.
In vista della trasformazione della Pa in una “casa di vetro”, il legislatore può prevedere strumenti che consentano a chiunque di accedere liberamente alle informazioni purché, però, la loro conoscenza sia ragionevolmente ed effettivamente collegata all’esercizio di un controllo sia sul corretto perseguimento delle funzioni istituzionali sia sull’impiego virtuoso delle risorse pubbliche. Ciò vale certamente per i compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica nonché per le spese relative ai viaggi di servizio e alle missioni pagate con fondi pubblici, il cui obbligo di pubblicazione viene preservato, dalla sentenza, per tutti i dirigenti pubblici. Non così per gli altri dati relativi ai redditi e al patrimonio personali, la cui pubblicazione era imposta, senza alcuna distinzione, per tutti i titolari di incarichi dirigenziali.
Il Ministro Bussettiha firmato un decreto per l’individuazione di 292 aree di esclusione sociale in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, caratterizzate da povertà educativa minorile e dispersione scolastica, nonché da un elevato tasso di fenomeni di criminalità organizzata. Il decreto, ce dovrà essere controfirmato dai Ministri dell’Interno e della Giustizia, prevede che. Entro 30 giorni dalla sua adozione il Miur provveda a pubblicare uno specifico Avviso pubblico a valere sulle risorse del PON “Per la Scuola” 2014-2020 per un totale di 50 milioni di euro che verranno ripartiti tra circa 1.000 scuole delle aree individuate.
I criteri con cui sono state individuate le aree di intervento sono: tasso di deprivazione territoriale; livello di disagio negli apprendimenti, calcolato sulla base dei dati INVALSI; status socio-economico delle famiglie di origine; tasso di abbandono nel corso dell’ultimo anno scolastico; presenza di alunni ripetenti; livelli di criminalità minorile.
“Con questo decreto - dichiara il Ministro Marco Bussetti - abbiamo voluto dare attuazione a un’altra norma, risalente a due anni fa, fino ad oggi mai attuata. Il provvedimento consente di sbloccare importanti risorse da assegnare ai territori del Mezzogiorno caratterizzati da una forte dispersione scolastica e da un elevato tasso di criminalità, anche minorile. Le scuole sono da sempre un presidio fondamentale nelle aree più difficili del Paese. Con questo intervento potranno attivare progetti anche di rete con enti locali, soggetti del terzo settore, strutture territoriali del CONI, delle Federazioni sportive nazionali e degli enti di promozione sportiva o servizi educativi pubblici per l'infanzia del territorio. Si potranno così potenziare le competenze e le attitudini degli studenti, contrastando fenomeni di dispersione scolastica”.