Sta destando forti preoccupazioni e innestando fratture nella maggioranza di governo l’articolo 10 del decreto legge n. 44/2021, che prescrive le nuove regole per sbloccare e svolgere i concorsi pubblici, compresi quelli già banditi, al fine di renderli più “svelti”.
Sembra che le disposizioni, sostenute dal nuovo ministro per la PA, Renato Brunetta, siano da intendere anche per la scuola, quindi pure per i concorsi ordinari per docenti rinviati a causa della pandemia. Le slide pubblicate dal Dipartimento della Funzione Pubblica non lasciano dubbi in proposito, essendovi riportato che i posti messi a bando o da bandire sono circa 91.000 e che per essi la prova preselettiva sarà sostituita dai titoli posseduti.
Una disposizione. Questa, che taglia fuori dalle prove scritte per diventare docente, tanti giovani senza esperienze o specializzazioni sulla scuola. A dissentire, in particolare i parlamentari 5Stelle che, in Commissione Istruzione del Senato hanno lamentato che titoli e servizio nel decreto hanno assunto un ruolo preponderante, ruolo che inevitabilmente penalizzerà le nuove generazioni: “La valutazione dei titoli in luogo di una prova preselettiva farà sì che solo chi ha conseguito un master o un diploma in scuola di specializzazione (titoli che non tutti i ragazzi, sebbene meritevoli, possono permettersi economicamente) potrà accedere alla prova scritta. La valutazione del servizio farà invece sì che nella PA possa essere assunto solo chi vi ha già precedentemente prestato servizio. Pur considerando i titoli e l’esperienza rilevanti – continuano -, questi non possono essere gli unici criteri, in quanto il principale deve essere necessariamente il merito. La next generation, così, rischia di rimanere fuori dalle 500.000 assunzioni previste nei prossimi cinque anni”.
Sulla stessa linea i parlamentari 5Stelle in Commissione Cultura alla Camera: “Condividiamo in pieno la preoccupazione dei candidati e per questo ci siamo già attivati per presentare al ministro Brunetta un’interrogazione sul tema, a prima firma del collega Manuel Tuzi.
Cambiare le regole con i bandi già chiusi, come nel caso di quelli per il reclutamento scolastico, è penalizzante per chi da tempo si prepara alle prove – proseguono – e soprattutto lo è per i neolaureati, i giovani con poca esperienza professionale o con risorse economiche tali da non consentire l’acquisizione di titoli.
Comprendiamo l’esigenza di snellire le procedure concorsuali in tempi di pandemia ma una deroga, anche solo parziale, al principio della valorizzazione del merito non può durare oltre l’emergenza e non può riguardare bandi già chiusi” aggiungono i deputati. “Non è un caso che il MoVimento 5 Stelle ha sempre sostenuto l’ex ministra Azzolina nella volontà di immettere nuove risorse nel mondo della scuola attraverso concorsi meritocratici, prevedendo dei bandi rivolti ai neolaureati oltre al concorso straordinario per chi ha già 3 anni di servizio: vogliamo che a tutti i candidati sia data pari opportunità di accesso al posto di lavoro”.